Una corsa col professore
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1- Una bambina picchia la sua bambola
Di fronte ad ogni ferita si genera una menzogna.
Il fenomeno del doppio nasce in concomitanza con una situazione di oppressione, una situazione nella quale il conflitto non può essere esperito appieno, né può essere adeguatamente condotto verso la soluzione.
E' difficile valutare quanto l'azione criminosa discenda da una scelta. O meglio, è difficile valutare quanto la gamma delle scelte possibili - fra le quali è stata selezionata la scelta criminosa - sia, a sua volta, l'esito di una scelta.
Tale valutazione si attua, a vole in maniera drastica, attraverso una distorsione del senso del reato. In realtà ogni comportamento costituisce una domanda. Se ammettiamo l`inconscio, ammettiamo la domanda implicita in ogni comportamento, compreso il reato.
La legge assolve per il cittadino una importantissima funzione: quella di orientare; una funzione che passa in secondo piano nell'aula del tribunale, quando la questione si concentra attorno alla misurazione della capacità di intendere, tralasciando la domanda che il reato ha posto.
L'armonia di un gruppo sociale non dipende dal fatto che le infrazioni vengano punite con sanzioni proporzionali al danno arrecato agli altri, ma dalla capacità del gruppo di recuperare l'equilibrio violato dall'infrazione.
4- Deragliamento o costruzione?
Ma l'introduzione di altre forme espressive, in realtà, corrisponde ad una nuova codificazione di regole e non già ad una trasgressione. E' utile pertanto distinguere fra comportamenti trasgressivi che si limitano a derogare dalle norme e comportamenti trasgressivi che vengono seguiti da tentativi di introdurre nuovi canoni di espressione o nuove regole comportamentali: al primo tipo appartengono la gran parte delle trasgressioni finalizzate ad un guadagno meramente personale; al secondo appartengono invece le violazioni di regole anacronistiche o, comunque insufficienti, che sfociano nella costruzione di nuovi codici.
Va oltre i confini designati da una regola colui che, per una combinazione di ragioni interne e ambientali, non trova o non sa riconoscere le condizioni sufficienti per dare corso alla sua esigenza di crescere e di trasformare la realtà entro cui riflettersi.
L'atto della trasgressione nasce come risposta all'esigenza di avere uno spazio per cercare, per delineare una identità personale che, nello spazio di cui il soggetto dispone, non si riesce ad esprimere. I codici espressivi della pittura, della musica, della poesia vengono disattesi quando l'artista o il poeta hanno dei contenuti da esprimere che non possono o non vogliono codificare, cioè rappresentare adeguatamente, servendosi degli strumenti e dei codici espressivi di cui dispongono.
5- Dove porta il senso di colpa
Molto più difficile da comprendere e da amministrare dell'altro, questo senso di colpa alimenta una relazione del soggetto con degli oggetti interiorizzati cattivi.
6- Donald Winnicott, una valigia di illusioni e una zappa
Tale concezione è del tutto coerente con quello che è certamente il principale caposaldo del pensiero winnicottiano e cioè che l'individuo si protende verso la propria individuazione, finché la frattura, che di volta in volta comporta la separazione dall'oggetto, non ecceda la sua attuale capacità di sanarla ad un livello psicologico più evoluto.
L'autonomia raggiunta e la crescente differenziazione fra le esigenze istintuali e i desideri veri e propri che il bambino vive fanno sì che la risposta a tali desideri sia meno facile e scontata, mentre nello spazio disatteso dagli interventi materni, egli trova modo di coltivare i suoi desideri e intensificare la propria attività creativa.
La lampada del genio, per definizione, contiene un genio: onnipotente per potersi mettere al servizio di chi possa sfruttare questa forza, ma prigioniero della lampada; tanto prigioniero e tanto onnipotente, da far pensare che prigionia ed onnipotenza coincidano.
La persona che si buca può vivere per anni in questa situazione, avendo sempre più bisogno della sostanza che lo illude di poter vincere lo smarrimento e la sua impotenza; ci può stare per anni, ricorrendo ad uno strumento che, come la lampada di Aladino, sembra in grado di garantire l'indipendenza assoluta da tutto.
Due persone, Aladino e Jafar: l'uno è un bambino che addestra la mamma a dargli quello che gli occorre per crescere, l'altro fa diventare il genio una mamma sterile, perché gli chiede di appagare e di sostenere soltanto il suo senso d'onnipotenza.
8- Il jolly e il cavallo bianco
Dai pallina, dai carte, dai dadi! Datemi una prova che chi ha la forza assoluta di farmi ridere o piangere, stanotte, è dalla mia parte!
Non sono sicuro di meritarlo, ma per intanto, vediamo se il destino mi ama.
Entra il jolly, la pallina ha fatto centro: si, mia madre mi vuol bene, mio padre mi stima, mi dicono che anch'io posso vivere; è vero finora mi hanno trascurato, ma forse adesso si sono accorti di me.
Peccato che puoi crederci solo per poco, perché quella piccola parte di te, quella parte che respira piano per non farsi sentire, è ancora lì, accoccolata nell'angolo a parlare con i tuoi eroi, con Zorro, con D'artagnan. E anche se nessuno di loro ti rimprovera per quello che fai, tu sai che non puoi giocare con loro, non puoi correre con loro: loro vanno su cavalli bianchi e tu su macchine che non valgono niente.
"Non è accettabile che un carceriere chieda al carcerato come sta!".
La protesta non suona infondata se si considera che il tempo che scorre in carcere è soltanto quello del carceriere; quello del carcerato è sospeso, come un timer bloccato in attesa che ricominci la vita che egli potrà condurre all'esterno e, magari, la gara che combatte con le fantasie che lo portano a delinquere.
Quello che per il paziente comune nasce come progetto di far maturare il proprio rapporto col presente, per il carcerato corrisponde alla fantasticheria di essere altrove, in un altro spazio-tempo, dove possono essere collocate fantasie di affermazione personale e di appagamento che prescindono completamente dai limiti e dai legami che egli intrattiene attualmente con le persone e con le cose.
La vita carceraria, "nemica del fare e amica dell'agire", se da un lato offre poco spazio alla realizzazione concreta delle istanze costruttive, dall'altro non favorisce nemmeno la costruzione di quello spazio interiore indispensabile perché l'immagine di sé e della propria relazione col mondo divengano positivamente articolate.
In alcuni passaggi Winnicott parla del furto del bimbo. Dice che il bimbo nella sua mente, quando ruba, sta rubando ciò che dal suo punto di vista gli appartiene già!
Stiamo parlando del sintomo, dunque di qualcosa che deve essere ascoltato e compreso; cioè di una domanda. Un sintomo è la rappresentazione collassata di un problema, di un conflitto fra spinte e controspinte che la persona non riesce a conciliare dentro di sé; un'implosione della capacità di rappresentare. La comunicazione, anziché articolarsi nella realtà grazie agli strumenti e i codici comuni, viene esternata attraverso un grumo di significati. Il risultato è un urlo che chiede di essere decodificato, un urlo in attesa delle parole utili per articolarsi in un discorso.
Se un individuo ha interiorizzato un modello di relazione segnato dall'abbandono, le sue future relazioni importanti, in un modo o nell'altro, saranno caratterizzate dal tema dell'abbandono. Ciascuno riproduce nel rapporto col mondo quei modelli di relazione che ha assimilato nel corso dei suoi primi anni. Questa inclinazione è tanto maggiore quanto più le relazioni interiorizzate costituiscono problema. Più una cosa fa problema, più c'è bisogno di risolvere il problema e, di conseguenza, più c'è bisogno di dare una rappresentazione del problema.
Ma potrebbero mancare gli strumenti per farlo, o esserci delle grosse resistenze a farlo. In tal caso, avremo un sintomo, una domanda confusa fra interlocutori che non si conoscono: non è facile sapere con quali interlocutori interni stiamo intessendo il nostro discorso.
Facciamo un esempio. C'è una persona che arriva in un prato al di là del quale c'è un albero di buoni frutti, e per arrivare a questo albero deve attraversare il prato.
All'inizio il prato è perfettamente verde, intatto e quindi la persona ha l'imbarazzo della scelta: ovunque poggi i piedi, lascia la sua impronta, delle tracce. La persona che arriva dopo, troverà una parte di queste tracce, mentre una parte è già stata cancellata dall'erba che va ricrescendo. Questa seconda persona, volendo, ha la libertà di fare un altro tracciato, però, tendenzialmente, ricorre al tracciato che trova davanti a sé. Le persone successive si troveranno davanti un tracciato così nitido, che verrà loro automatico seguirlo.
Un individuo, di fronte alle scelte personali da fare, vive una situazione analoga: gradualmente inscrive le sue scelte dentro un tracciato, spesso contorto, ma vincolante. Ci sono nuclei ideativi che vivono nella mente come grumi d'idee avviluppate e contorte. Queste premono perché la persona, ripetendo il tracciato, produca un comportamento tale da rappresentarle.
Ma la legge ha più di una funzione, non solo quella di misurare quanto uno è uscito dal seminato. La legge ha anche la funzione di orientamento.
"Pugni nel muro" è la consegna alla collettività esterna delle parole del carcere; ed è anche quello che nessun detenuto ha mai amato sentirsi attribuire: una collaborazione con la legge. Il piccolo dizionario, infatti, apre uno spazio in cui, grazie alla riconoscibilità delle parole, c'è modo di verificare le differenze e le concordanze sulla visione della realtà, è lo spazio della Scienza e della Legge.
13- Il doppio: dal persecutore al compagno segreto
Seguendo la traccia di tre racconti sul tema, si aromenta su come il Doppio si accompagni alla condizione narcisistica solo quando sia contemporaneamente presente una spinta ad abbandonarla.