sull'altro versante, abbiamo un senso di colpa dal sapore patologico; che ha poco a che fare con la realtà attuale e, soprattutto, che non assolve affatto la funzione di ponte fra colpevole e vittima, ma, anzi, allontana il colpevole da chi ha subito la sua aggressione.
In questo caso, il senso di colpa non nasce da un evento reale, ma da vicende antiche, spesso solo da fantasmi che hanno origine nell'infanzia del soggetto e nelle difficili relazioni che egli ha vissuto in età precoce. In questo caso possiamo quindi parlare di senso di colpa con orientamento centripeto.
Molto più difficile da comprendere e da amministrare dell'altro, questo senso di colpa alimenta una relazione del soggetto con degli oggetti interiorizzati cattivi. Ci si sente in colpa, ad esempio, verso una madre - o meglio l'immagine interna di una madre - che opprime il soggetto con continui rimproveri, di cui egli avverte confusamente l'eco senza saperne distinguere l'origine, rimanendo, in tal modo, fortemente ostacolato nella relazione positiva col mondo. Questo senso di colpa induce il soggetto a concentrarsi verso un suo nucleo interno (cioè la relazione con la madre colpevolizzante) e, di conseguenza, a concedere poco spazio alle altre persone.
Inoltre, poiché questo nucleo interno è doloroso e conflittualizzante, il soggetto ha bisogno di sviluppare strategie difensive che possono dar luogo a diversi meccanismi di difesa come ad es. la proiezione o la negazione.