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PROGETTO TEATRO GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE
Ivano Longo | 07-03-2003 | Nota |
Dieci attori, 5 della trasgressione interna e 5 esterna (con eventuali varianti)
Una voce fuori campo descrive il muro e le sue regole; una di queste è che non lo si può superare, non lo si può scalare, non ci si può affacciare dall'altra parte e tanto meno scavarci un tunnel sotterraneo.
Su quest'isola c'è un gruppo di persone che lavorano, vivono, giocano.
Queste persone sono a conoscenza del muro e delle sue regole, e per via d'alcune punizioni ricevute per aver tentato in passato di infrangerne qualcuna, si guardano bene dal riprovare l'esperienza avuta.
Un giorno però, giocando con la palla, questa finisce casualmente dall'altra parte del muro, gli uomini a questo punto si rassegnano, pensano che ormai quella palla è perduta, ma mentre si stavano allontanando dal muro ecco che la palla ritorna, come se qualcuno l'avesse rigettata dalla loro parte del muro.
Infatti dall'altra parte del muro, una donna che si trovava lì alla ricerca di un cane smarrito, raccoglie la palla, e dopo averla guardata con attenzione e stupore, la rigettava dall'altra parte.
Subito dopo Ella, colei che ha trovato la palla, corre verso la grande città che si vede in lontananza, la quale è già pronta ad accogliere la sua storia, tramite le amiche del cuore.
Le donne smettono di dedicarsi alle rispettive attività, si raccolgono per ascoltare quella storia, e lentamente si dirigono verso di lei.
Una di loro, ironicamente, le dice:"Ella, raccontaci cosa è successo oggi nel tuo mondo?
Ella incurante della presa in giro, inizia a raccontare descrivendo i colori di quella palla.
"marrone scuro, era come il colore del cuoio, aveva lo stesso odore del cuoio, odore di grasso per scarpe, odore d'erba", "e quando l'ho gettata dall'altra parte ho atteso un rumore che però non c'è stato". |
A questo punto Ella chiede cosa ci sia dall'altra parte del muro.
Le ragazze sono tutte molto giovani, una sola di loro ha l'aria di donna vissuta pur non essendolo stato mai, ed infatti è lei che prende la parola:
"cosa pensate che ci sia dall'altra parte del muro? c'è solo il pericolo, le cose vietate, ecco cosa c'è, ed è vietato avvicinarsi " |
"Si, ma chi ha buttato la palla dalla nostra parte?" dice Ella.
Dall'altra parte del muro intanto, gli uomini si domandano com'è possibile che la palla sia ritornata dalla loro parte, "probabilmente c'è qualcun altro dall'altra parte del muro", esclama qualcuno.
Ma ormai è sera e gli uomini che sono soggetti ad altre regole rientrano nelle loro abitazioni formate da capanne, perché il tiranno, colui che ha dettato le regole del muro ha disposto così.
Durante la notte uno di questi uomini trasgredisce a questa regola, senza dire nulla ai suoi compagni torna ai piedi del muro e lancia la palla dall'altra parte, poi timoroso di essere visto dal tiranno, torna nella sua capanna e si addormenta.
Il mattino dopo l'uomo, mentre si reca al lavoro nei campi, decide di fare una deviazione dal suo percorso di sempre, si avvicina al muro e cerca con lo sguardo la palla, con la speranza di trovarla.
Infatti, eccola, la vede, ma non la tocca, la lascia lì, timoroso di essere visto da qualcuno.
L'uomo, arrivata l'ora dei giochi convince i suoi compagni ad andare nuovamente a quell'altezza del muro e a giocare come se nulla fosse successo.
Il gioco questa volta è meno vivace del solito, perché qualcuno ha trovato la palla e tutti sono intenti ad ascoltare qualsiasi rumore provenga dall'altra parte.
Durante il gioco, il protagonista ha in mano la palla, la fa vedere ai suoi compagni e dice: "questa è una realtà".
A questo punto uno degli uomini decide di scrivere un messaggio per le persone dall'altra parte, dopo varie proposte sono tutti concordi di mandare tramite la palla un semplice "ciao", in modo che se qualcosa andasse storto, alla fine risulterà solo un semplice gioco innocente.
Dopo di che la palla viene gettata dall'altra parte.
Ci sono attimi di attesa, di paura, paura che il tiranno si accorga di quello che gli uomini stanno facendo, "infrangere una delle tante regole".
Per tutta la durata del gioco, della palla non si vede neanche l'ombra, gli uomini si preoccupano ulteriormente, "sarà successo qualcosa" esclama qualcuno, mentre qualcun altro dice "ecco, ve l'avevo detto che non dovevamo farlo".
E la palla per quel giorno non ritornò dalla loro parte, così gli uomini se ne andarono per tornare alle loro mansioni, ma la notte alcuni di loro si riunirono in una delle capanne per discutere su quello che stava succedendo.
Il protagonista racconta ai suoi compagni trasgressori la storia di quell'isola, di come era nato il muro, e dei suoi genitori che prima di lui erano anche loro prigionieri su quell'isola.
Quando ero piccolo mio nonno mi parlò del muro, mi disse di non raccontare questa storia mai a nessuno perché il "segreto" era una regola imposta dal tiranno, e chi l'avesse trasgredita sarebbe scomparso come tutte quelle persone che trasgredivano le regole |
"Dunque", continuò l'uomo,
un tempo quest'isola era un luogo pieno di gente, c'erano uomini donne e bambini, ed erano tutti felici, liberi di fare quello che volevano. Vivevano in case costruite con mattoni e nulla era proibito, poi un giorno un uomo s'innamorò di una donna bellissima, e la donna s'innamorò di lui, ma la donna era già stata promessa in sposa ad un altro uomo. i due amanti, incuranti di quella "promessa di matrimonio" si amarono e dalla loro unione nacque una bambina bellissima. Ma il promesso sposo si arrabbiò molto, durante la notte si mascherò per non farsi riconoscere e rapì la piccola innocente. |
Il mattino dopo sull'isola tutti cercarono la piccola, ma nulla, nessuno la trovò mai più.
Ci furono dei sospetti da parte di alcuni famigliari del mancato sposo che non condividevano il gesto dei due amanti e tanto meno il frutto del loro amore.
Così alla fine i due furono scacciati, e per impedire il loro ritorno venne eretto questo muro altissimo e messe quelle leggi che tutti noi conosciamo.
"Io però" - proseguì l'uomo - "credevo fino a ieri che questa era solo una leggenda, poi invece quando ho visto ritornare la palla, ho capito che quella non era una storia raccontatami per farmi addormentare da piccolo, ma che veramente c'era qualcun altro dall'altra parte del muro."
Adesso sorge un problema, cosa facciamo?
Ci furono delle discussioni per decidere cosa fare, ci furono varie proposte che però non portarono a nulla, a questo punto il protagonista decise che avrebbero dovuto discuterne ancora per molto, e vista l'ora andarono a dormire.
Il mattino dopo nelle vicinanze del muro fu ritrovata la palla con disegnato sopra un fiore.
Questa volta la trovò il più giovane di tutti che spinto dall'emozione corse dai suoi compagni.
"Guardate" esclamò,
"sulla palla c'è un disegno".
Tutti smisero di lavorare e si riunirono in un'assemblea straordinaria durante la pausa del pranzo per non farsi scoprire dal tiranno, e vista la complessità della cosa decisero di riunirsi durante la notte per discutere di quello che stava succedendo.
Dall'altra parte del muro, la sera prima Ella aveva trovato la palla per la seconda volta, e questa volta con scritta sopra la parola "ciao", prese un legnetto e ci disegnò sopra un fiore, poi gettò la palla dall'altra parte del muro.
La giornata fu lunghissima per tutte e due le parti separate dal muro, e alla fine arrivò la sera e poi la notte.
Nello stesso istante, ma in luoghi diversi due gruppi di persone facevano quasi gli stessi discorsi.
Riunitisi nella solita capanna, questa volta gli uomini c'erano tutti, il più anziano che era poi il protagonista, prese la parola, aveva con sé la palla che passò di mano in mano agli altri uomini; poi ritornatagli la palla nelle mani, disse:
Bene, avete visto tutti, sulla palla c'è un disegno che non è stato fatto da noi, e credo, dopo averla guardata bene, che sia stato fatto da una mano femminile |
A queste parole tutti gli uomini iniziarono a considerare la cosa in maniera diversa."Delle donne!" esclamò qualcuno.
I volti di alcuni di loro s'illuminarono, altri divennero cupi, al termine dell'effetto di quelle parole tutti guardarono l'anziano, silenziosi attesero le sue parole.
A questa conclusione ci sono arrivato anch'io, e mi sono chiesto una cosa, come mai in tutti questi anni non abbiamo mai sentito nulla che pervenisse dall'altra parte? |
E arrivati a questo punto, cosa intendiamo fare?
Ci furono proposte, chi disse che si doveva abbattere il muro, chi scavare un tunnel, chi buttare una corda e vedere cosa sarebbe accaduto, e tante altre idee.
L'anziano ascoltava silenzioso, poi terminate le proposte disse:
io penso che per ora dovremmo continuare in questo modo, "loro", e non si sa chi, hanno disegnato un fiore, non hanno scritto nulla, solo un fiore, questo mi fa pensare che anche loro sono nella nostra stessa condizione, e che anche loro sono soggette, pur essendo delle donne, alle leggi del tiranno, ma voglio precisare che non sappiamo se sono veramente delle donne o se è il tiranno stesso che ci sta mettendo alla prova tentandoci con la palla, e mi chiedo un'altra cosa, come mai fino ad ora "lui" non si è accorto di nulla? |
A queste parole i volti di tutti cambiarono espressione, i sorrisi divennero bocche preoccupate, e contemporaneamente da quel momento tutti abbassarono il tono della voce.
Ma il più piccolo della compagnia disse che lui le donne non le aveva mai viste e che non sapeva che cosa erano.
Tutti si posero la stessa domanda: "chi sono le donne?"
Il vecchio, nemmeno lui le aveva mai viste le donne, però ne aveva sentito parlare dal nonno quando era piccolo, talmente piccolo da non aver capito che erano il vero "tesoro" della vita, e che neanche l'acqua ne aveva le stesse qualità.
Decisero allora di mandare una risposa a quel "fiore" con una scritta che il maniscalco avrebbe inciso a fuoco come a voler imprimere un segnale forte e deciso, come la voglia di ribellarsi a quel tiranno.
"Chi sei?" fu la domanda decisa da tutta la comunità.
Ad uno ad uno si alzarono in silenzio per tornare alle loro capanne, ed affrontare il sonno con una speranza diversa da quella di sempre:"sapere".
Le donne nel frattempo discutevano su quello che era successo, una di loro era di guardia alla finestra e guardava in strada.
"Cosa facciamo adesso?" esclamò una di loro.
Potremmo tentare di avvicinarci al muro di nascosto e sentire cosa c'è dall'altra parte, o continuare a mandare messaggi, dobbiamo sapere chi sono queste persone, e perché ci hanno mandato una palla, e non un'altra cosa. |
"Forse sono dei bambini" esclamò qualcuno, gli occhi delle donne si addolcirono, perché era molto tempo che non vedevano dei bambini, tutte iniziarono a bisbigliare quel nome "bambini".
La più anziana che non era indifferente a quell'emozione, prese la parola e disse:
Ragazze, dobbiamo stare molto attente, questo sta diventando un gioco pericoloso, lo sappiamo tutte che ci sono delle regole, e non possiamo ignorarle, ne va della nostra libertà, è già molto pericoloso che ci siamo riunite per discutere di questa cosa senza dire nulla a nessuno, è pericoloso. |
Ella, a questo punto, chiese come mai c'era quel muro lontano dalla città e come mai era proibito avvicinarsi.
Ci fu silenzio, nessuno sapeva con precisione cosa rappresentasse quel muro e tanto meno perché non lo si poteva superare.
Dobbiamo scoprire cosa c'è dall'altra parte! |
e un coro seguì quelle parole,
Si dobbiamo scoprire cosa c'è dall'altra parte! |
Il giorno seguente, di buon mattino la palla fu gettata dall'altra parte del muro per la terza volta.
Lo spirito degli uomini era diverso dal solito e la giornata fu più lunga, ma finalmente il momento del gioco arrivò.
La palla era già lì che aspettava desiderosa di essere raccolta
disse più avanti il più giovane del villaggio, quando fu interrogato sul perché avesse raccolto lui la palla.
"Ella" c'era scritto sulla palla.
Gli uomini se la passarono di mano in mano, la scrutarono sospettosi, qualcuno la annusò perfino, era come se vedessero quella palla per la prima volta, ed era veramente la prima volta perché ora quella palla era diversa, diversa nei fregi, diversa nel significato che aveva ora per degli uomini diversi.
Da quel giorno ci furono altri messaggi, gettate di palla da una parte all'altra, finché un giorno il più giovane di tutti prese il piccone e fece un buco nel muro liberando sia loro che le donne.