La Sfida
Convegno multidisciplinare
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giovedì 10 ottobre - sessione mattutina
parte prima
Fondazione Prada- Casa Circondariale di Milano |
Introduzione: "Cercare dentro"
Che cos'è il carcere? Lo conosciamo per le mura e per la sua funzione di separare chi sta dentro da chi sta fuori. Come la psicoanalisi insegna, l'uomo stesso ha dentro di sé delle mura, mura che spesso separano parti del soggetto, istanze che difficilmente possono dialogare senza scontrarsi fra loro. Proprio per questo, il carcere è divenuto un terreno proficuo per intraprendere un lavoro sulla trasgressione e sulla sfida. In questo terreno di gioco, di confronto, di riflessione abbiamo potuto constatare che le mura del carcere, pur continuando ad essere emblematicamente rappresentative delle separazioni, possono anche diventare rappresentative della voglia di superarle.
Perché ci interessa tanto la sfida? La sfida riguarda moltissimo, come tutti sanno, gli adolescenti, ma è altrettanto importante per le persone che trascorrono parte della loro vita in carcere. La sfida non è una cosa sola; si presta ad essere vissuta e poi interpretata in mille modi diversi. C'è la sfida dell'adolescente, la sfida del navigatore, quella dello scienziato, c'è la sfida di chi si contrappone alla legge e quella di chi costruisce delle realtà che fanno comunicare mondi diversi.
Ci interessa imparare a riconoscere quali sono le componenti che entrano in gioco nella sfida, soprattutto perché essa può condurre agli esiti più diversi: può portare a gesti estremi o a un vicolo cieco; può portare a distruggere e a distruggersi; ma può portare ad un guadagno per la collettività, quando a sfidare sono gli artisti, i navigatori, coloro che si interrogano su come affrontare il problema dell'AIDS, delle malattie, della fame nel mondo.
Questo è un convegno multidisciplinare sulla sfida proprio perché vogliamo cercare di capire quali sono gli sfidanti per ciascuno degli intervenuti: ne parleranno infatti l'ex detenuto, lo sportivo, l'artista, il portatore di handicap, il docente di genetica, di psicologia, di filosofia. Chi si contende il primato nella sfida? Chi sono gli aspiranti allo scettro e a chi si oppongono? A volte sono le spinte più narcisistiche e regressive - e questo tipo di sfida di solito non porta alla comunicazione tra gli individui; altre volte, guidano la sfida le istanze più costruttive, quelle che, partendo dal riconoscimento dei nostri limiti, investono sul lavoro e sulla collaborazione con l'altro.
Quello che stiamo provando a fare è costruire insieme (l'istituzione carcere, la Fondazione Prada, i relatori, i cittadini presenti, i detenuti, gli studenti) qualcosa che permetta di riaprire discorsi fra parti che di solito non comunicano: chi sta dentro il carcere e chi sta fuori.
Credo infine che, in quanto psicologo che lavora in carcere, sia mio dovere ribadire che l'urgenza di trattare questo tema è nata dentro il carcere, dal lavoro con un gruppo di detenuti, i quali, mentre procedevano nelle loro riflessioni, maturavano: da una parte, il desiderio di ripercorrere la propria esperienza nella devianza, nella droga, nei furti, nelle rapine; dall'altra, quello di comunicare con la società.
Da cinque anni è attivo nel carcere di San Vittore il "Gruppo della trasgressione", una quindicina di detenuti che dall'anno scorso hanno aperto la comunicazione con un gruppo di studenti di psicologia. Durante queste occasioni di scambio abbiamo identificato nella sfida un tema utile per uscire dal carcere, aprire un dialogo con la società civile e invitare a un confronto sul tema professionisti di diverse discipline. Il tema della sfida ha acquistato spessore via via che i detenuti si confrontavano; è diventato ancora più importante quando gli studenti hanno iniziato a incontrare i detenuti; e infine, è diventato il tema centrale di un anno di lavoro quando abbiamo intuito quanto potesse essere stimolante intrecciare le esperienze e le riflessioni teoriche di chi vive condizioni diverse e di chi opera in settori disciplinari diversi.
Senza questo lavoro, noi non avremmo avuto il desiderio di stimolare questo convegno e di chiedere alla Fondazione Prada di organizzarlo e sostenerlo. I frutti di questo convegno, dunque, nascono, almeno in parte, da un'esperienza della sfida che non è tra le più nobili e che, tuttavia, con il lavoro, con la riflessione, con l'elaborazione, è già diventata per alcuni e può diventare per le persone presenti uno stimolo ad ampliare i propri orizzonti sul tema.
Venerdì, 11-10-02, mattino
Chi lavora in ambito penitenziario sa quanto l'istituzione sia carente e claudicante nel raggiungere i suoi obiettivi, che sono quelli della rieducazione del condannato. Ma questo convegno, questa sede dove stiamo lavorando costituiscono una prova tangibile della fecondità del contatto fra due parti sociali che stanno al di qua e al di là delle mura; oggi vediamo con i nostri occhi che c'è una parte della realtà sociale, che si chiama "Fondazione Prada", che sta collaborando con una parte della realtà sociale, che si chiama "Carcere di San Vittore".
Per i detenuti che stanno in carcere l'esigenza di mantenere aperto il dialogo, la comunicazione con la società è enorme e quest'incontro è un'occasione inestimabile. Vale la pena sottolineare che partecipano e collaborano allo stesso convegno esponenti di prim'ordine della nostra cultura e un gruppo di detenuti, di cui - grazie anche alle autorizzazioni dei magistrati competenti e agli agenti che li accompagnano - ben otto presenti.
Dentro il carcere di San Vittore lavora da anni la dottoressa Emilia Patruno, che ha creato www.ildue.it, un giornale on line su cui i detenuti scrivono per parlare con il mondo; dentro al carcere lavora da cinque anni il "Gruppo della trasgressione", che io coordino e che non esisterebbe se il dottor Luigi Pagano non fosse il Direttore della Casa Circondariale di San Vittore. In questo ambiente di coltura il tema della sfida è emerso, è stato sentito, desiderato, masticato, lavorato.
Visto che noi non avevamo i mezzi, abbiamo pensato di chiedere a qualcuno che avesse la sensibilità e l'intelligenza per farlo, di darci spazio. Questo qualcuno è la Fondazione Prada e, grazie alla Fondazione Prada, siamo qua. Ecco un esempio della realtà che occorre perché la società dia ascolto a ciò che viene dal carcere e perché dal carcere non si perda la speranza di poter comunicare con la realtà sociale.