Da La Repubblica 27 gennaio 1999

 

Vittime e colpevoli a tu per tu

Parte da S. Vittore una proposta choc:
"Non per recriminare, ma per capire"

 

Mariella Tanzarella


Vittime e colpevoli faccia a faccia, non per recriminare ma per capire. Una proposta choc che viene a sorpresa dai detenuti di San Vittore, proprio mentre si arroventa, nelle strade e sui media, il dibattito su sicurezza, crimine e carceri.

L'anno nuovo è iniziato a Milano con una tragica sequenza di delitti; e finora giornali e tv hanno evidenziato due schieramenti contrapposti: da un lato la comprensibile angoscia di chi è stato colpito negli affetti, con la richiesta di pene sicure e anche gravi per chi ha commesso i crimini, dall'altro la ricerca di una diversa concezione della pena.

Adesso i protagonisti dall'altra parte delle sbarre propongono la terza posizione, che prevede di valutare e analizzare i meccanismi del crimine e di chi lo attua, ma attraverso la strada più impegnativa e più difficile: il confronto diretto tra chi si è macchiato di un reato e chi di altri reati ha subito le conseguenze. La richiesta è emersa all'interno del gruppo di detenuti del settore penale di San Vittore (tra cui Sergio Cusani) che partecipano da un anno e mezzo al seminario permanente sul tema della trasgressione condotto dallo psicologo Angelo Aparo.

E dalla prossima settimana si tradurrà in una prima serie di incontri. "L'idea circolava già nel gruppo, in maniera sommessa, da un po' di tempo -dice Aparo. Il lavoro che svolgiamo verte proprio sull'analisi dei meccanismi che portano a trasgredire quindi anche a compiere delitti e ultimamente si è affrontato il tema della responsabilità. In questo mese, dall'esterno sono arrivate sollecitazioni che hanno fortemente turbato i detenuti: le reazioni dei cittadini pongono violentemente il condannato di fronte alla propria immagine di criminale e ne reclamano la punizione certa e grave". In altre parole, I'effetto dei fatti di sangue di gennaio ha fatto di colpo slittare e quasi svanire, se non addirittura rigettare con forza, ogni tentativo di proporre riduzioni delle pene e in particolare l'abolizione dell'ergastolo.

"Dall'interno, intanto ?continua Aparo- i detenuti proseguivano il loro percorso di responsabilizzazione e arrivavano ad affermare che ad eventi gravi come quelli ai quali si accennava, loro stessi non si possono sottrarre con il silenzio, con la rimozione: anzi nel cammino verso la maturazione hanno riconosciuto in modo inequivocabile l'importanza di confrontarsi con i parenti delle vittime di crimini". Una consapevolezza rinforzata dalla grande emozione che i detenuti hanno provato nel corso della recente puntata del programma tv Porta a porta, quando ha parlato il padre di Lorenzo Paolucci (il tredicenne ucciso da Luigi Chiatti), che chiamava per nome l'assassino di suo figlio: in qualche modo lo accettava, lo riconosceva come persona, lo "accoglieva".

I detenuti hanno pensato quindi di invitare alcuni personaggi tra i quali Maurizio Puddu, presidente dell'associazione vittime del terrorismo, e Ferdinando Imposimato, fratello di Franco, il sindacalista ucciso nel 1983.

Ma non è tutto. Il programma del seminario (che ha già ospitato molti personaggi tra cui Enzo Biagi, Lella Costa, Ornella Vanoni, Piero Chiambretti, Fabio Fazio) proseguirà invitando altre figure: innanzitutto parenti di detenuti, considerati, per altri versi, pure loro vittime del crimine commesso dai loro congiunti. Poi due scolaresche, una delle medie superiori e una delle medie inferiori, per recuperare e arricchire il rapporto dei detenuti con i ragazzi e quindi con i loro stessi figli. Studenti universitari invitati ufficialmente, in un precedente incontro, dal direttore del carcere Luigi Pagano. E poi Roberto Vecchioni, Renzo Arbore, Da rio Fo e Franca Rame, che da tempo hanno dato la propria disponibilità. E Benigni, atteso nei prossimi mesi.