IL FARO - Riunione del 16-01-2004

Paura e desiderio di cercarsi

 

da Livia

Oggi al gruppo si commenta lo scritto di Silvia “La mia isola di ricerca”, che trae ispirazione da uno scritto precedente di Walter.

Prima di Natale Walter, a colloquio con il Direttore del C.S.S.A, fa i conti con due domande inaspettate che lo mettono in difficoltà: “Chi sei tu? Se fossi con qualcuno che vuole andare nella direzione opposta alla tua, cosa sceglieresti di fare?”. Al momento non sa dare risposte ben articolate. Quelle domande lo colpiscono, sono insolite, continua a pensarci, le porta al gruppo (incontro del 09-01-04) attraverso uno scritto in cui, nel cercare di trovare le risposte appropriate, fa riferimento ai temi esplorati in questo anno di lavoro.

Durante la discussione, cerchiamo di capire quali siano i messaggi e le richieste sottese da quelle due domande:

Silvia risponde allo scritto di Walter con uno suo. I due scritti si richiamano l’un l’altro, sottolineano entrambi due aspetti che contraddistinguono l’uomo: la curiosità di fronte all’ignoto e la paura di ciò che è estraneo, diverso.

Un naufrago approda su un’isola deserta e vuole capire chi è, dove va, perché cammina. Nella sua ricerca incontra diversi personaggi, un serpente, un leone, un’aquila che gli mostrano parti di sé prima sconosciute, la forza, il coraggio, la giustizia, la responsabilità, la libertà; l’uomo prosegue il suo viaggio alla scoperta di se stesso fino a giungere ad una casetta in attesa di sperimentare altre sue risorse.

Aparo sottolinea il messaggio presente nello scritto di Silvia: l’identità di ognuno si costruisce attraverso l’identificazione con l’altro e il superamento dell’ostacolo che separa. Si diventa se stessi quando si ha il coraggio di riconoscere una parte di sé nell’altro.

La propria identità non è qualcosa di definitivo e immutabile: una persona si costruisce e acquisisce maggiori margini di libertà d’espressione se, anziché tirarsi indietro di fronte a ciò che è estraneo, vince il timore e il rischio di incontrare persone che non conosce e fare esperienze diverse, da cui ricavare sensazioni e insegnamenti.

A qualcuno viene in mente uno scritto di Felice appartenente alla raccolta “Il lupo racconta”, un progetto di scrittura creativa del reparto La Nave. Felice parla di un ragazzo che aveva paura di un cane: un giorno lo incontra sul suo cammino, scappa per timore di essere aggredito ma il cane lo raggiunge e, diversamente da quanto il ragazzo immaginava, i due diventano amici.

In questa storia, e nel racconto di Silvia, viene messa in evidenza come la crescita individuale si realizzi attraverso un contatto con gli altri.

Per gli studenti, andare in carcere e parlare con persone che da fuori sembrano serpenti e leoni, porta un guadagno nella misura in cui ci si impegna a superare la barriera che divide, e ci si appropria, detenuti e studenti, di parti di sé prima tenute in ombra.

Tuttavia, come fa notare Aparo, numerosi interventi allo scritto di Silvia, esprimono difficoltà a riconoscere i principi enunciati: il valore dell’incontro malgrado le resistenze a che l’incontro si produca, l’importanza del superamento dell’ostacolo e il riconoscimento della diversità per evolversi. La sensazione è che le risposte che propone Silvia siano preconfezionate, poco sentite.

Aparo invita il gruppo a riflettere sul perché, le risposte di Silvia non riescono ad emozionare tanto quanto le domande.

Forse, nel racconto di Silvia, manca la presenza della formica. Un animale più modesto di quelli incontrati nello scritto e presenti nell’immaginario collettivo come figure grandiose, il serpente, l’aquila, il leone.
Forse manca di Silvia quella parte di sé più piccola e fragile seppur impegnata e laboriosa; manca la parte di Silvia che ha paura e che di fronte ad una difficoltà può rimanere schiacciata.

Daniele legge uno scritto di parecchie settimane prima che non aveva mai portato al gruppo, ma che sente essere pertinente alla discussione; si interroga sulla presenza del bene e del male, sulla propria capacità e determinazione a scegliere: se fossi in grado di scegliere e discriminare cos’è bene, come mai l’altro polo torna sempre?

Aparo ricorda quanto sia complesso l’individuo: nonostante ciò che una persona dichiara per dare credibilità ad un’azione o ad un pensiero, vivono nella sua mente altre componenti, spesso contrapposte fra loro; a volte si procede in un modo che per una parte di sé rappresenta un limite da superare, ma per l’altra è considerato un ideale.

In molti del gruppo esaltano il valore del dubbio, dell’incertezza dell’esistenza dell’uomo, dell’importanza di vivere senza dare per scontato di avere agguantato la verità.
Alla domanda Chi sei tu? si può rispondere con maggiore consistenza se si riesce ad allargare i propri orizzonti attraverso il contatto con l’altro e il superamento della distanza; resta da interrogarsi sui motivi per cui, a volte, le risposte non coinvolgono come gli interrogativi.