Chi sei tu? |
Walter Madau | 09-01-2004 |
Un giorno il Direttore del C.S.S.A ha segnalato alla Magistratura una mia mancanza alle prescrizioni e così venne revocato il mio "affidamento sociale". Nei giorni successivi mi venne a trovare in carcere, nonostante non ci conoscessimo di persona.
Mi chiamò, mi guardò negli occhi e quasi con rabbia mi disse: “chi sei tu?”.
Chi sei tu…..chi sei tu.
Io, lì per lì, rimasi allibito e per non continuare a stare zitto iniziai a spiegare, con motivazioni banali, il perché della mia mancanza.Lui non mi fece neanche finire, e con decisione mi chiese nuovamente:
“allora non ci siamo capiti, chi sei tu? Chi sei tu Walter?”.
“Tu sai chi sei!”
Continuò: “se io e te ci conosciamo in P.zza Duomo e vogliamo fare un piccolo viaggio, e andiamo in stazione Centrale, ma io voglio andare a Torino e tu a Roma, cosa fai tu?”
"Chi sei tu? Chi sei tu?"
"Chi sei tu? Fai chi sei, vai dove vuoi tu".
Mi fece i migliori auguri per la camera di consiglio e se ne andò.
Non nascondo di aver fatto una pessima figura; mai mi sarei aspettato una domanda così semplice. ma difficile e complicata. Nei giorni seguenti ho pensato a lungo a quel colloquio, ho cercato di darmi una risposta che mi soddisfacesse, ma non sono riuscito.
Adesso sono le 23.00 e non ho assolutamente intenzione di partecipare all’ultimo gruppo di quest’anno senza che tiri le somme sul lavoro che ho svolto qui con il vostro aiuto.
Questi sette mesi di lavoro sono stati per me come un vero e proprio viaggio, in un’isola quadrata estremamente calda e accogliente, dove, a ogni escursione, provo la sensazione di riconciliarmi. Ho visto subito non i confini di un quadrato, ma il perimetro di un quadrato e mi sono detto: “non è la Sicilia, né la Sardegna”.
Ho preso un taxi e impaurito ho vagato in periferia: subito mi è apparsa l’adrenalina, era nata dal nuovo, ed era essenziale per l’ecosistema di quest’isola.
Sempre nei paraggi, ho conosciuto un uomo di nome Giustizia. Mi è subito sembrato triste e abbattuto per il suo duro lavoro, ma si spiegò dicendo la sua fondamentale e comprensibile importanza per mantenere in vita questa e miliardi di altre isole dalla forma bizzarra.
Il giorno seguente sentii parlare della signora Libertà e della sua coetanea Responsabilità. Quest’ultima si dimostrò subito disponibile e molto intransigente con l’ignoranza, la prima invece mi girò le spalle. Chiesi alla libertà il perché di tale gesto mi rispose che non gli stavo simpatico.
In questa vacanza ho avuto modo di andare a trovare tanti altri amici, paura, Nullatenenza, imbarazzo, falsità e, adesso, posso andare a trovarli ogni volta che voglio, a colpo sicuro, perché sono sempre lì, fermi, immobili, come li ho visti per la prima volta.
Per facilitarmi il tutto ho preso la residenza e abito in centro, so che per molti di voi la città è snervante e monotona, ma ho proprio voglia di conoscere anche il più piccolo vicolo di quest’isola. Comunque, per il futuro, ho già deciso di trasferirmi in montagna, perché quando farò scoppiare la mia bolla di sapone mi dovrò trovare in alta quota, dove solo un’aquila reale osa alzarsi. Quel grosso albero secolare, che prima mi suggestionava bloccandomi l’azione in continue riflessioni, diverrà un semplice punto di riferimento per trovare la strada.
Il mio sguardo sarà attento e fulmineo, perché purtroppo l’aria non sarà limpida e pulita e le mie orecchie non ascolteranno più una dolce canzone, ma bensì, una musica avida e prepotente che mi dirà di prendere ciò che voglio, che mi serve e che mi spetta.