La discotecaVerso il convegno sulle microscelte |
Chiara Daina | 26-02-2009 | Bollate, Opera, San Vittore fem. |
Il Dott. Aparo riprende le due domande che hanno dato avvio agli ultimi due incontri: il primo, a San Vittore (con gli studenti di Bisuschio); il secondo, presso l’Istituto professionale Verri di Busto Arsizio.
Eccole:
Alla luce degli scambi stimolanti fra gli studenti e il gruppo e degli interventi variegati e ricchi di sfumature, Aparo sottolinea che l'obiettivo finale di un incontro non sia il raggiungimento di una verità assoluta e uguale per tutti, quanto piuttosto l’allargamento dello spazio entro il quale coltivare pensieri ed emozioni. L’importante, dunque, è che studenti e detenuti si ascoltino a vicenda e si arricchiscano di nuovi punti di vista e nuovi collegamenti fra le idee.
Successivamente, Aparo fa riferimento ad un’affermazione espressa il giorno prima da Silvana, una detenuta della sezione femminile di San Vittore: “La mia libertà si riduce quanto più crescono le mie responsabilità. Se sono una madre e ho dei figli è giusto che io dia la mia libertà a loro.”
Da questo pensiero viene ricavata una domanda: “La nostra libertà si riduce in proporzione all’aumentare delle nostre responsabilità?”.
A questo punto al gruppo viene chiesto di decidere quale fra due domande sia quella più opportuna e coinvolgente da proporre al prossimo convegno nel carcere di Bollate:
Prima che la maggioranza decida, un detenuto fa un’osservazione in merito alla seconda domanda:
CURZIO: A mio avviso c’è uno stretto legame tra Verità e Libertà. Lo ricorda anche Gesù, il quale dice: “La Verità rende liberi”. Allora, se è vero che una donna diventa anche una madre, in questo suo divenire una persona con un maggiore carico di responsabilità, vi è un adempiere alla propria libertà (una libertà di crescita e di identità) e non una riduzione di questa. Si tratta di una libertà che si fa, che si realizza concretamente e che non rimane qualcosa di astratto e di assente.
Dopo questo intervento, la maggioranza opta per la trattazione della prima domanda.
Ecco come il gruppo si esprime:
GRAZIANO: Il fatto di appartenere ad un gruppo di amici vincola la libertà di scelta di ognuno. Di fronte ad una tale libertà problematica, il più libero di tutti rimane, secondo me, chi dice ‘no’ perché ha fatto la scelta di divincolarsi dal legame di amicizia.
LEONARDO: Chi propone non è libero perché la sua decisione dipenderà dalle risposte degli altri. Anche chi si dice ‘incerto’ non lo è perché dipenderà dal tempo di riflessione e dai diversi ragionamenti che si troverà a fare. Invece, chi sceglie per il ‘sì’ o per il ‘no’ rimane libero indipendentemente dalla risposta, e quindi per il solo fatto che si dà l’opportunità di scegliere.
CARLO: Chi propone non è libero in quanto l’invito a rubare la macchina dipende fortemente dall’immagine di sé che egli vuole dare agli altri membri del gruppo, e quindi dal suo tentativo di diventare leader del gruppo. Anche chi risponde ‘sì’ o ‘no’ non è libero: il primo perché è condizionato dalla volontà di seguire il leader; il secondo perché teme le conseguenze legali del gesto. Dunque, il più libero è chi dichiara di aver bisogno di riflettere.
ROBERTO: Nessuno si trova ad essere completamente libero, poiché tutte le risposte sono in realtà soggette a delle pressioni: al fatto che c’è il leader e che questo deve mantenere il suo ruolo; al fatto che c’è chi non vuole tradirlo e non vuole tradire il resto del gruppo; al timore del giudizio dei genitori e dell’intero sistema sociale.
GIOVANNI CONTE: Anche secondo me nessuno è del tutto libero. Tutti si trovano ad essere condizionati dalla cultura del paese in cui si trovano e dal contesto familiare e sociale entro cui sono cresciuti e in cui vivono.
MICHELE: Nessuno è davvero libero. Per me non esiste la libertà. Essa dipende ogni volta da come ce la figuriamo. L’unica forma di libertà assoluta a cui io credo è la libertà del mio pensiero.
CHIARA: Il più libero fra i quattro è chi dice ‘no’, perché si sottrae a due vincoli: il primo riguarda la paura del giudizio degli altri membri del gruppo; il secondo riguarda l’Altro. Se, infatti, rubo la macchina dell’Altro, limito la mia libertà in quanto pongo immediatamente l’Altro come mio nemico. In questo modo, mi precludo un orizzonte più ampio di possibilità che potrei avere, ad esempio, proprio con quest’altra persona, e in generale, all’interno della società.
GIANNI: In base alla mia esperienza personale, ritengo che il più libero di tutti sia chi si dichiara ‘incerto’ e che si riserva perciò del tempo per pensare. Io, infatti, da quando riesco a pensare con lucidità mi sento davvero più libero. Chi, invece, si dice per un assoluto ‘sì’ o ‘no’ non è libero poiché rimane legato a qualcuno o a qualcosa per i quali convenga una tale risposta.
NICOLE: Il più libero è chi propone la domanda. Le risposte degli altri, infatti, sono condizionate già in partenza dallo stesso invito espresso nella domanda.
GIULIA: Per me, il più libero è chi si dice ‘incerto’ perché in questo modo favorisce un confronto all’interno del gruppo, permette che l’invito a rubare o meno la macchina venga messo in discussione.
CHRISTIAN: Anch’io sono d’accordo con Gianni: chi è ‘incerto’ si concede uno spazio per riflettere autonomamente, rimanendo dunque più libero dagli altri e rispetto agli altri.
ENZO: Il più libero fra tutti è colui che propone, perché asseconda la sua spontaneità di pensiero e di iniziativa. Al contrario, chi dice ‘no’ non gode di libertà perché lo fa con la sola intenzione di opporsi al leader e al gruppo, dimostrando un ‘pensiero vigliacco’ rispetto a tutti gli amici, perché di fatto anche lui vorrebbe rubare la macchina per raggiungere la discoteca. Se, infatti, ripensiamo alle nostre esperienze e ai nostri gruppi d’appartenenza, si sa che una tale proposta da parte di uno del gruppo non è così inaspettata e lontana dai desideri e dai condizionamenti di ognuno. Gli amici con cui mi trovo quella sera per andare a ballare non potranno essere dei perfetti sconosciuti, so chi sono, so quali sono le loro intenzioni, so dunque cosa possono avere in mente nel caso in cui magari non si abbia un mezzo disponibile per raggiungere la discoteca. Ecco perché penso che, già in partenza, nessuno sia libero. Questo legame di amicizia è già il frutto di una serie di microscelte che li hanno portati ad unirsi, appunto, e a porre le basi per determinate considerazioni e proposte d’azione (le macroscelte).
GIACOMO: Sia chi propone sia chi risponde ‘no’ alla proposta è libero. Chi, invece, si pensa ‘incerto’ non lo è, dal momento che dimostra insicurezza e non sa come liberarsi da essa.
GIANPIETRO: Tutti non sono liberi già in partenza perché doppiamente condizionati: in primo luogo, dal loro rapporto di amicizia, e, in secondo luogo, dall’essersi trovati di fronte ad un obiettivo che va oltre le loro possibilità e oltre i loro limiti. In questa situazione di inesorabile condizionamento, comunque, il meno libero fra tutti è chi dice ‘sì’ perché dipende dalla volontà e dal compiacimento verso il leader, mentre chi dice ‘no’ rimane il più libero.
BLEDI: chi risponde ‘no’ alla domanda non si dimostra libero perché è vincolato alle leggi della società e teme la loro pena. Al contrario, chi propone e chi risponde ‘sì’ alla proposta sono entrambi liberi perché la trasgressione (cioè la possibilità di fare qualcosa che va contro il giudizio dei propri genitori e in generale contro il regolamento sociale) è, per me, una forma di libertà. Inoltre, chi propone lo fa per guadagnarsi il ruolo di leader, affermandosi libero di seguire la sua aspirazione; invece, chi si dice ‘incerto’ intende fare il furbo: aspetta e guarda quale risposta prevale per conformarsi ai più.
PASQUALE: A mio giudizio, la proposta del leader non è un atto di libertà, quanto piuttosto una forma di potere che egli intende esercitare sugli altri membri, condizionando e limitando l’orizzonte di altre possibili proposte e azioni per raggiungere la discoteca. Il suo atteggiamento è simile a quello adottato da un tiranno. A questo punto, chi si dice favorevole lo fa perché intende compiacere il leader conformandosi alla sua volontà; chi dice ‘no’ compie una scelta in autonomia, dimostrandosi perciò il più libero; infine, chi si dice ‘incerto’ non è libero perché, appunto non sente di godere della libertà di scelta.
SILVIA: Dopo aver partecipato al gruppo di Opera, ho cambiato opinione. Oggi, dopo avere ascoltato Gualtiero, dico che nessuno è effettivamente libero. Un gruppo di amici che propone una cosa del genere non è libero già da molto. La circostanza di scelta entro cui si trova è determinata da una serie di micro-passi e micro-eventi che lo ha portato fino a qui.
TEX: Chi propone è il più titubante e aspetta per questo la risposta degli altri, dimostrandosi il meno libero. Mentre sia chi dice ‘sì’, sia chi dice ‘no’ è libero perché la sua risposta non è comunque stata forzata da nessuno.
CURZIO: Chi risponde ‘no’ incrementa la libertà di tutti gli altri, poiché favorisce un allargamento dello spazio entro cui collocare la proposta e i suoi possibili risvolti. Il ‘no’ determina dunque un surplus di libertà che permette un margine di confronto tra gli amici. Chi propone rimane comunque il più libero perché quando vede che c’è chi tentenna, decide lui al suo posto. Allora chi è ‘incerto’ si subordina per forza alla volontà del leader. Nel caso in cui uno rifiutasse, il leader non si fa alcun problema e si preoccupa immediatamente di sostituirlo con qualcun altro.
APARO conclude rivolgendo al gruppo una domanda che nella fase finale dell’ultimo incontro con l’Istituto Verri aveva posto a tutti i presenti: “Esiste per l’essere umano un luogo nel quale egli non sia condizionato da nulla, nel quale cioè sia totalmente privo da condizionamenti esterni?”.