| Sintesi dell'incontro sulla punizione |
Livia Nascimben | 27-02-2005 | |
L’incontro inizia con una raccolta di immagini sui temi su cui sta lavorando il gruppo della trasgressione in questi mesi: il rancore, la punizione e l’abuso. Detenuti, studenti e scout sono invitati a scrivere su un foglio le prime immagini evocate dai tre temi.
Raccolte le immagini, leggiamo quelle riguardanti la punizione; a turno cerchiamo di individuare quali sono gli elementi ricorrenti nelle diverse immagini e ci interroghiamo sul senso di tali costanti.
Alla fine del giro, Aparo raggruppa gli interventi in due grosse aree e li rilancia con delle domande:
- Ho notato che detenuti, studenti e scout hanno prodotto lo stesso tipo di immagini; gran parte di queste riguarda l’isolamento, il silenzio, la sofferenza. Evidentemente, per gran parte delle persone (detenuti e non) l’idea della punizione non è legata tanto a quella dell’errore e della affermazione della giustizia, ma piuttosto a quella di una sofferenza e di una privazione che vengono subite senza un guadagno personale per chi viene punito.
Accanto all’immagine dell’autorità che punisce, non nella prospettiva di stimolare la crescita ma in modo arbitrario, che somministra sofferenza invece di promuovere conoscenza, è indicata -pur se meno frequentemente- una punizione che può e deve promuove un guadagno, una conquista, un’evoluzione.
Come mai l’immagine della punizione corrisponde quasi sempre a una perdita? Ha senso punire senza curarsi degli effetti della punizione su chi la subisce?
- Un secondo aspetto interessante riguarda la relazione tra chi è punito e chi punisce: le immagini evidenziano che nel momento della punizione il rapporto affettivo tra le due parti in gioco sembra interrompersi.
Nella mente della persona punita però, come suggerisce Enzo Martino, l’immagine interna della relazione viene mantenuta, ma in un clima emotivo che ne favorisce il deterioramento.
Per quale motivo nell’immaginario comune la relazione tra chi è punito e chi punisce sembra interrompersi come se i due, con la punizione, smettessero di avere un rapporto? Quali effetti può causare in chi subisce una punizione l’interruzione del rapporto?
Nella seconda fase dell’incontro, abbiamo cercato di rispondere a queste domande:
- Quali caratteristiche assume la relazione fra chi punisce e chi viene punito nel mondo affettivo di chi subisce una punizione? E, in particolare, come si connota tale relazione in presenza e in assenza della continuazione tangibile del rapporto fra i due?
- Secondo il nostro ideale come dovrebbe prodursi una punizione? La legge come interpreta la punizione e, in particolare, la pena? Quale parentela esiste, nella mente del condannato e del comune cittadino, fra la punizione ideale e la pena?
Gli interrogativi restano aperti, lo scambio iniziato in carcere -per il momento- continua attraverso il sito e chiunque lo desideri può partecipare al confronto scrivendo al gruppo.