Flash dal convegno "Il mio nome, il mio progetto"

Livia Nascimben

27-11-2009  

Parlano le autorità, la direttrice del carcere, la dott.ssa Gloria Manzelli, il dott. Locatelli e il dott. Clerici, dell’ASL di Milano; poi inizia il convegno.

I convegni del Gruppo della Trasgressione sono tre ore di libertà durante le quali i detenuti presentano alla società libera e alle autorità interessate i temi e le scoperte dell'ultimo periodo. La presenza di liberi cittadini e delle autorità competenti ci aiuta a verificare se ciò che facciamo è in grado di reggere il confronto con le osservazioni di chi è realmente interessato al benessere sociale e all'applicazione della legge. (Antonio Iannetta, a nome del gruppo)

Ogni persona, per crescere, per evolversi, per scoprire ed attualizzare le proprie potenzialità, per puntare efficacemente ai suoi obiettivi, ha bisogno di alleati, di figure complementari, di figure autorevoli e credibili. Sappiamo bene, d’altra parte, che ogni persona, pur se motivata verso un progetto positivo, cede tante volte alla seduzione che lo induce a disattenderlo. (Livia Nascimben, a nome del gruppo)

Nella giornata di oggi vogliamo provare a chiederci quali ragioni possono indurre ad abbandonare, a volte già nell’adolescenza, i propri progetti e quali caratteristiche debba avere una relazione che motivi invece a coltivarli e a procedere verso la meta. (Silvia Casanova, a nome del gruppo)

Il bullo è un ragazzo che, in nome dei principi del branco, cerca di credere in qualcosa che nemmeno lui sa spiegarsi, tipo la forza. Non si rende conto di quello che prova, perché l’oscurità dei suoi occhi gli fa vedere la vita troppo buia e troppo difficile. Gli occhi spenti di ghiaccio, che se li guardi ti accorgi che non hanno speranza di essere vivi, vogliono solo dimostrare la forza di quello che fanno, senza nemmeno guardarlo […] Se gli serve qualcosa, ruba, ruba, ruba, per saziare una fame senza fondo, come un cane randagio che si riempie la pancia… per dire io ci sono e nessuno mi fermerà. (Dallo scritto di Santo Galeano “La fame del bullo”)

Il progetto è un’idea, cioè una fantasia creatrice senza confini, che trova i limiti nel diventare realtà. Di fronte a questi limiti, occorre l’aiuto dell’autorità per allargarli e per creare uno spazio necessario per realizzare questo progetto. (Dallo scritto di Genti Arben “La fantasia, il progetto e l’autorità”)

I limiti permettono di aumentare le relazioni. Un maggiore numero di relazioni corrisponde a un maggior numero di scelte. Aumentando le possibilità di scelta aumenta la possibilità di accedere ad una varietà maggiore di emozioni. Più lo spettro delle emozioni si allarga, maggiore è la tua ricchezza. (Walter Madau)

Se io adolescente non ho un progetto, quali limiti devo superare? (Insegnante)

I progetti ci sono, anche quando non li vediamo. Serve l’aiuto di un adulto per recuperarli. (Antonio Tango)

Il progetto di crescere è scritto nel DNA. Il progetto di diventare uomini riguarda la collettività, non solo l’individuo. L’individuo ha la responsabilità di accudire il proprio progetto; la collettività ha il compito di non dimenticare che esistono i sogni abortiti. (Angelo Aparo)

Io avevo dei progetti, ma non sono riuscita a condividerli e questo mi ha portato a fare scelte sbagliate. Quando riesci a condividere i tuoi progetti, le tue scelte seguono direzioni più costruttive. In ogni caso, se il campo non è arato, come facciamo a coltivare un progetto? (Fedua Taleb)

Partiamo dal nome, dal conoscere la propria identità, dalla possibilità di riconoscerci allo specchio. Poi pensiamo al progetto.  Nel dipinto “La vocazione di San Matteo” di Caravaggio siamo di fronte a una chiamata: Tu, vieni con me! Dice Gesù a Matteo. Io? Si chiede Matteo. Proprio tu! Conferma Pietro. Matteo era incredulo, è importante avere un amico che ti incoraggi! I due ragazzi giovani al tavolo potrebbero essere due bulli, guardano lo svolgersi della vicenda con superiorità. Mentre i due uomini più anziani nemmeno si accorgono della chiamata di Matteo. La chiamata spesso non riguarda gli altri, devi essere tu a cogliere il momento, il messaggio, la chiamata, il tuo nome. (Stefano Zuffi)

 

 

L’uomo e la donna sembrano vicini, ma sono divisi da un ruscello, sono separati da un limite. L’uomo per raggiungere la donna deve fare il percorso lungo, arrivare fino al ponte per passare il ruscello e potere così raggiungere sull’altra sponda la donna.

Il desiderio cresce col tempo. Il limite consente di coltivare il tempo per accudire il desiderio. (Stefano Zuffi riporta l’interpretazione del dipinto “La tempesta” di Giorgione fatta da Enzo Martino durante un incontro in carcere nel 2004).

 

 

Parla Giulio Martino, il fratello di Enzo. Mi dispiace non potere restituire l’emozione nella sua voce quando ha raccontato del suo percorso e del patto che ha fatto con suo figlio. Oggi Giulio è stato in carcere da uomo libero (vive a Sanremo, è in affidamento sociale), ma ha passato molti anni dentro le mura di San Vittore.

Di fronte alla difficoltà e alla bellezza di crescere ci si sente spesso pressati e si avverte il conflitto tra la spinta a comunicare con le proprie parti fragili e la spinta a percorrere la strada dell’arroganza. (Angelo Aparo)

Noi diventiamo me stesso, insieme. Non più divisi. (Da “La guerra dei due mondi” recitata da Antonio Tango, autore del dialogo, e Antonio Di Mauro)

La separazione tra la parte fragile e la parte arrogante riguarda solo chi ha commesso reati? Questa separazione a quale esperienza corrisponde nella vita di una persona che non è mai stata in carcere?

Ciascuno, di fronte alle difficoltà, ha bisogno di decidere se prendere la strada breve, apparentemente più conveniente, o la strada lunga, del coltivare alleanze. (Angelo Aparo)

Il tema del doppio percorre tutta la mia vita. La lotta tra le due parti, fragile e arrogante, non l’ho ancora risolta. Il progetto condiviso permette di promuovere parti di sé costruttive, creative. I progetti che restano isolati finiscono per essere abbandonati. (Adriano Avanzini)

Ho sempre negato a me stessa la possibilità di confrontarmi con la mia parte arrogante, ho cercato di non parlare con quella parte di me che non vorrei avere, ma ciò mi ha portato qui. (Fedua Taleb)

Da bambino hai bisogno di protezione e di riconoscimento. Se questi bisogni non vengono soddisfatti, arriva il giorno che ti stacchi dalla realtà e ti nutri di qualcos’altro, di potere. Riempi la fame di riconoscimento, di cui nel frattempo ti sei dimenticato, con droga, soldi, cibo e la fame non si placa. E’ un modo di sfamarsi cieco, senza progetto, senza qualcuno che accudisca il tuo progetto con te, senza qualcuno che si diverta con te nella costruzione del progetto. (Walter Madau)

Quando hai molto lavorato, ci tieni a consegnare il frutto del tuo lavoro agli altri: ascolto Walter e mi incanto! (Angelo Aparo).

Al gruppo siamo come bambini che cominciano a camminare, fuori dal carcere abbiamo bisogno del supporto delle autorità per continuare a camminare e non perdere l’equilibrio. (Giuseppe Liuni)

Per me questo gruppo è un gruppo di speranze e di futuro. (Damiano)

Mi ritrovo come un bimbo
a ricalcare i tuoi passi
Un ragazzo in riva
al mare a gettar sassi

Ogni sasso è uno scritto
Ogni passo un diritto

Più ti seguo
più tu aumenti il passo
E allora prendi questo,
Aparo, è un altro sasso (“Gettar sassi” di Andrea Mammana)

La fatica di trovare un equilibrio rispetto alle nostre parti buone e cattive accomuna tutti. Come anche il bisogno di trovare una guida, non solo quando siamo bambini. Ogni giorno facciamo delle scelte. Le scelte che ci sembrano al momento più convenienti non sempre si rivelano tali. (Assistente sociale di Bergamo)

Si preferisce non parlare, ma se si parla si è contenti di parlare. (Angelo Aparo agli studenti presenti in sala)

Che bella compagnia! Grazie, mi avete fatto la radiografia, ogni parola è stato un viaggio dentro me stessa. (Teresa Smerzy, ospite al convegno)

Il senso di appartenenza al gruppo e la scrittura come mezzo di espressione mi paiono due tappe importanti nel proprio percorso. La scrittura stimola l’autodisciplina, a tenere presente l’altro davanti a te. Credo che oggi si sia superato un limite: fare parlare il dentro fuori. (Ornella Favero, Ristretti Orizzonti)

Allora non solo più modi e metodi per il dentro, ma metodi e progetti attendibili per il fuori, mi piacerebbe ascoltare. (Dallo scritto di Walter Madau “Il mio contributo al convegno”)