Variazioni sul tema "51 giorni"
Antonella Cuppari
La traccia proposta da Ivano Longo per il film "51 giorni" mi è sembrata molto bella; semplice, molto legata alla nostra realtà, capace di evidenziare il processo di elaborazione interiore di S, e di sottolineare l'importanza della comunicazione non solo tra i detenuti, ma anche con quelli che sono considerati "avversari", cioè la Giustizia e la Società. L'unica cosa è che non sono riuscita bene a capire il modo attraverso cui la sfida di S. si trasforma.
Proporrei qualche piccola modifica allo scritto di Ivano, che io considero veramente splendido. Dunque, per prima cosa, ho aggiunto la figura di un compagno di cella; questo perché dalla traccia di Ivano mi è sembrato quasi che S. fosse entrato a far parte del gruppo della trasgressione quasi per caso, perché "tirato dentro". Nel compagno di cella, e nel dialogo che seguirà con lui a seguito degli scritti delle due studentesse sul suicidio, vedo un canale attraverso cui S attivamente trova il modo di tirar fuori quello che ha dentro, lasciando da parte, per un attimo, la sua sfida ricatto.
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S., attraverso la sua sfida iniziale vuole comunicare, vuole dire la sua, vuole esprimere ciò che sente dentro: la sua però è una comunicazione estrema che non lascia spazio a discussioni o compromessi. Un urlo con le orecchie tappate, che non lascia la possibilità di sentire alcuna risposta. E' un ricatto che esclude il dialogo. Io non so fino a che punto sia positivo far scaturire dalla sua sfida iniziale l'interesse dei media; in questo modo il messaggio che si trasmette è che per farsi sentire, per cambiare le cose, per far sentire la propria voce e per esprimere il proprio pensiero, sia necessario gridare al mondo, e portare agli estremi il proprio comportamento. Ciò che si vuole trasmettere invece con questo film è l'esatto contrario: ciò che si vuole sottolineare è che la comunicazione-ricatto di S. non porta a nulla, è autodistruttiva perché non fa altro che ispessire i muri psicologici e fisici che lo tengono separato dal resto del mondo. Del resto ciò che si vuole far vedere implicitamente col film è anche l'attività del nostro gruppo, che ha come obiettivo proprio la comunicazione fra istanze e motivazioni diverse.
Per questo io suggerirei che la sfida che viene lanciata da S., almeno nel suo stato iniziale, non venga ascoltata dai media, ma venga sottovalutata e non presa nella giusta considerazione. Quindi:
- Inizialmente la minaccia di S. desta preoccupazione, ma poi tutto cade nel dimenticatoio in quanto viene considerata solo "un capriccio" di un detenuto "difficile".
- Ci potrebbe essere un compagno di cella, G., che in qualche modo fungerà da "tramite", da collegamento fra S. e gli studenti. Questo compagno di cella può far parte magari del gruppo della trasgressione. Questo compagno ogni giorno vede quanto S. stia soffrendo a causa della "sua voce", della sua sfida-ricatto che non viene ascoltata; un giorno lo trova a letto che piange
sembra un bambino. Così G. gli si avvicina e si offre di ascoltarlo. Gli sottolinea quanto sia inutile la modalità con cui sta portando avanti la sua sfida, e gli parla del gruppo della trasgressione, e della collaborazione detenuti /studenti. In un primo momento S. si rifiuta di ascoltare ciò che il compagno gli dice, ed esprime giudizi critici riguardo agli studenti, in quanto facenti parte di una società ipocrita e ottusa. Così S. si gira dall'altra parte del letto e fa finta di dormire; fa finta perché in realtà ciò che il compagno gli ha detto non lo lascia tranquillo: in lui qualcosa si è mosso anche se ancora non riesce a emergere. E' la speranza di trovare qualcuno che forse può ascoltarlo, qualcuno a cui rivolgere la propria sfida; vede in questo gruppo una luce nuova, la stessa luce che nei giorni a seguire riesce a vedere negli occhi del suo compagno di cella ogni qual volta torna dal gruppo della trasgressione.
- Un giorno trova il suo compagno di cella che sta leggendo a bassa voce dei fogli in cui due studentesse si scambiavano opinioni sul tema del suicidio. S. sente il bisogno di dire la sua, si sente un po' tirato in causa e dice la sua opinione al compagno. In ciò che dice si può leggere il dolore, la rabbia e la disperazione di una comunicazione che non riesce a trovare un interlocutore verso cui indirizzarsi. Il compagno rimane sorpreso per la profondità dei sentimenti di S. e gli chiede di partecipare ad un incontro col gruppo della trasgressione. S. inizialmente si tira indietro. non se la sente, ma in compenso decide di scrivere quanto aveva precedentemente detto all'amico.
- Il suo scritto viene portato dal compagno di cella al gruppo della trasgressione che ne discute. Intanto S. è in cella; è molto incuriosito e ansioso di sapere che cosa si è detto del suo scritto. Il compagno di cella torna e gli racconta del dialogo che ne è seguito; per la prima volta S. è riuscito a comunicare qualcosa che è stato accolto; ha ricevuto una risposta. S. sente dentro di sé un bisogno intenso di parlare; si confida con l'amico e gli racconta della sua storia, del suo passato, e del perché della sua sfida-ricatto. In S. qualcosa sta cambiando; comincia a trarre piacere ogni qualvolta riesce a esprimere quello che ha dentro. Il suo grido sta diventando qualcosa di più comprensibile; le parole si fanno più nitide e soprattutto le mani che gli tenevano le orecchie tappate sono tese ad ascoltare.
- Per un po' di giorni S. continua ad usare il canale della scrittura per comunicare; attraverso la scrittura è in grado di esprimere tutta la sua interiorità. I suoi scritti sono profondi e significativi e tutto il gruppo della trasgressione risponde con entusiasmo e coinvolgimento a questi scritti. Gli studenti sono dell'idea che sarebbe bello che questi scritti venissero messi sul sito in modo che siano alla portata di tutti. Per far ciò però richiedono la presenza di S. all'interno del gruppo.
- S. si sente pronto per questo evento ed entra nella redazione "il Due" dove ci sono un "sacco di orecchie" pronte ad ascoltarlo. Così ecco che S. per la prima volta parla; non ricatti, né tantomeno minacce. S. parla della sua adolescenza tempestosa, parla dei suoi reati e parla della sfida-ricatto che aveva deciso di portare avanti. Uno studente fa notare ad S. quanto apprezzi il fatto che lui abbia deciso di parlarne; questo studente vede in questo fatto il primo passo verso un nuovo tipo di sfida.
- Una volta tornato in cella, S. parla col suo compagno; esprime quanto quell'incontro lo stia portando a riflettere. Ripensa alla sua sfida e ripensa al desiderio del gruppo di pubblicare i suoi scritti; decide così di scrivere della sua sfida-ricatto, del perché è nata; con questo scritto S. lancia un nuovo tipo di sfida; attraverso uno strumento di comunicazione come internet S. può lanciare una nuova sfida, un nuovo messaggio, un messaggio che può essere letto da tutti, che può far riflettere, che può far parlare.
- Lo scritto di S. viene discusso nel gruppo: tutti lo trovano un buon lavoro e così viene pubblicato. Nello stesso tempo un giornalista di un noto quotidiano deve scrivere un breve articolo sulle novità del carcere di S. Vittore e viene a conoscenza dell'esistenza di un certo gruppo della trasgressione. Trova il sito del gruppo e decide di pubblicare uno dei tanti scritti che ci sono su; così gli cade l'occhio su quello di S., che solleva una questione importante, quello della condizione sanitaria all'interno dei carceri, ma non solo; in questo scritto si può leggere il mondo interiore di questo detenuto, la sua sofferenza e la sua sfida. Decide così di pubblicarlo.
- L'articolo solleva l'interesse dell'opinione pubblica; seguono così nuove interviste e viene fatta luce sulla precaria situazione sanitaria del carcere. Anche un Magistrato legge l'articolo e segue ciò che sta accadendo; a questo punto egli non può rimanere passivo e si sente tirato in causa; decide di parlare con S. e di partecipare ad un incontro col gruppo della trasgressione.
- Dopo l'incontro il Magistrato decide di attivarsi e di fare qualcosa. Da qui può seguire la telefonata che il Magistrato fa a Ministro della giustizia (come suggerito da Ivano)
- S. ha vinto la sua sfida. Una casa editrice valuta positivamente gli scritti di S. e decide di raccoglierli e pubblicarli.