Isole da abitare | |
Livia Nascimben | 07-03-2005 |
Ho fatto un giro sul sito, ho trovato il nuovo scritto di Massimo, quello di Cristian e l'ultimo della Tirelli. Tre scritti diversi, accomunati dallo stesso inizio, persone che non sanno chiedere, che si perdono, e percorsi differenti, diversi modi di colmare le mancanze, tre scritti che parlano anche di me.
Il vantaggio e, nello stesso tempo, la fatica di partecipare agli incontri del gruppo è che ti trovi di fronte anche a parti di te e della tua storia che avevi tenuto lontano dalla vista. Non puoi sapere quando e quali ricordi verranno allo scoperto, sai solo che hai l'opportunità che ciò accada.
A volte, quando sono al gruppo o quando leggo gli scritti sul sito, mi sembra di incrociare isole che non ho mai conosciuto o di cui ho dimenticato l’esistenza. A volte la sensazione è di perdermi dentro e di non avere più orientamento, altre volte riesco ad esplorarle, con le emozioni degli altri che mi fanno da bussola. Chissà se le abiterò mai!
Non so se è nel carcere che voglio lavorare, non so se mai sarò libera dalle mie di sbarre. Sento la necessità di vivere, non posso restare inchiodata al suolo come quella bottiglia incrostata di fango, immobile, sotterrata con le mie paure e le mie rabbie.
Sa perché le foto di Ennio Vicario mi fanno stare male? Perché mi danno la sensazione di qualcosa che è stato espulso dalla vita senza pietà, senza riconoscenza e senza possibilità di ritorno.
Disamistade | Altri testi |