Il guscio e la fisarmonica | |
Livia Nascimben | 09-11-2003 |
Non sei tu la persona che voglio punire, ma qualcosa di te me la ricorda, le assomigli; quando mi sento ferita, la tua immagine si fonde con la sua e mi scaglio contro di te per colpirla. Quando mi ferisci sento arrivare una rabbia antica, una furia di ricordi che mi soffocano e voglio allontanarmi, sparire.
Oggi sono andata via con la mente, non ti ho più guardato, non ti ho più ascoltato, volevo punire te, subito, col mio silenzio, e poi me stessa, una volta da sola, e detestarmi per essermi comportata male, per averti tradito, per essermi impedita di vivere. Mi sarei privata di chiamarti e messa in punizione da sola. E sarebbe stato un copione dolorosamente familiare.
Il silenzio, un'arma che non devo denunciare, previene il rischio che tu possa conquistare la mia fiducia e poi tradirmi. Ti lascio avvicinare, ma poi te la faccio pagare, mi vesto di un'armatura che ti impedisce di raggiungermi, che ti impone di assistere nello sgomento: mi vedi stare male, ti senti coinvolto ma non puoi agire. L’impotenza! E’ questo che voglio per te, per pareggiare i conti.
Oggi però, mentre nella mia mente volevo annullarmi per annullarti, ho sentito che avevo poco tempo prima che fosse troppo tardi, prima di rimanere ingabbiata nel mio guscio senza tempo.
Il mio silenzio si stava alzando, come tante altre volte, in un muro invalicabile, ma stavolta non sono scivolata fino al punto in cui mi sento impossibilitata a raggiungerti, dove urlo senza essere udita.
Ti sono grata per avere resistito ai miei ripetuti insulti, per avermi aiutato a capire che non stavo accanendomi contro di te. Lo spazio che mi hai lasciato per avvicinarmi e allontanarmi da te, senza farmi sentire in colpa quando ti ho attaccato o mi sono allontanata, ha accresciuto la mia fiducia nella relazione e nella possibilità di scegliere se rinchiudermi in un lager o venirne fuori insieme.
Oggi ho sentito di potere scegliere. Ho trovato un varco in quella nebbia, fatta di ricordi ed emozioni che si sovrappongono e che solitamente mi impediscono di avvicinarmi. Non sono andati sprecati il tempo, le energie, le fatiche, i fallimenti: avvicinarmi e allontanarmi mi è servito a costruire lo spazio di cui avevo bisogno per scegliere se rinchiudermi in galera o stare fuori con voi.