Chiara Daina | 05-05-2009 | Sintesi dell'incontro |
E' bello trovare in carcere, insieme alle scolaresche che vengono al gruppo, lo spazio per interrogarsi sul rapporto fra libertà, scelta, responsabilità o sul rapporto fra potere, obiettivi, scelte. Già il fatto di rifletterci sopra ti fa sentire più libero. |
Dopo una breve presentazione del Gruppo della Trasgressione, alcuni membri del gruppo si improvvisano attori per introdurre l’argomento della giornata. Ecco la scena:
Dei tifosi seguono alla TV un’importante partita di campionato, il derby delle squadre cittadine. Anche noi sentiamo ciò che accade sul campo grazie ai commenti del cronista. Questi improvvisamente s’interrompe per segnalare un grave atto di bullismo presso una scuola. Un gruppo di ragazzi si accanisce contro un compagno disabile. Lo deridono e appiccano un fuoco attorno alla sua sedia a rotelle. Il fuoco si espande e rischia di incendiare l’intero edificio.
A questo punto, uno dei tifosi, comunica che i suoi figli frequentano proprio la scuola in questione e, molto allarmato, si congeda frettolosamente dagli altri.
Sulla scena del misfatto giunge improvvisamente un uomo mascherato che salva il ragazzo disabile e spegne l’incendio con il suo super-soffio.
Mentre il cronista dà notizia dell’intervento salvifico dell’uomo mascherato, si sentono i commenti delle persone che stavano seguendo la partita…
Giulia rivolge la prima domanda: Quali sono stati gli eroi sui quali fantasticavate da piccoli? Quali caratteristiche avevano?
Vengono raccolte una ventina di risposte. In prima battuta, viene rilevata la differenza tra le risposte dei ragazzi e quelle delle ragazze: in genere, i primi si rifanno ad eroi dei fumetti o dei cartoni animati, che hanno il potere di riportare la giustizia, difendere dal male, che fanno cose impossibili per i comuni mortali (ad es. volare); le ragazze, invece, tendono ad avere come punti di riferimento i genitori, i nonni, gli adulti dei quali hanno grande stima, le persone dalle quali si sentono protette e orientate.
Poi viene chiesto a tutti: Quali sono le costanti, le analogie fra questi eroi?
Le risposte dicono che gli eroi:
Aparo domanda ai membri del Gruppo: perché avete deciso di proporci la scena iniziale?
Mario. La scena vuole rappresentare le difficoltà da cui le persone non riescono a difendersi e dunque la necessità di un super-eroe che interviene per ristabilire il giusto ordine. Il caso di bullismo che vi abbiamo proposto ne costituisce un chiaro esempio.
Aparo obietta: se non abbiamo un super-eroe rimaniamo davvero indifesi e impotenti per sempre?
Una sintesi delle risposte: da piccoli, ognuno di noi ha sogni e desideri; andando avanti con l’età spesso capita che ce ne dimentichiamo perché offuscati da tanti sentimenti (di delusione, di rabbia) che non ci permettono di coltivare le nostre risorse e le nostre primitive aspirazioni.
Varie risposte sottolineano l’importanza di recuperare dentro ciascuno di noi e nella società (scuola, famiglia) gli strumenti per intervenire con coraggio sulla realtà.
Viene posta poi una quinta domanda: perché stiamo parlando dei super-eroi? Cosa ci stiamo guadagnando?
Le risposte:
Aparo si appoggia agli ultimi interventi per sottolineare l’importanza del riconoscimento di cui ogni ragazzo ha bisogno: Se nessuno tra le persone cui facciamo riferimento punta su di noi e ci aspetta al traguardo, è difficile trasformare la nostra fragilità in forza operativa.
Ivano Moccia: Nonostante da ragazzino avessi grandi sogni, come quello di diventare un calciatore (attività che peraltro stavo già praticando a buoni livelli), a scuola ho iniziato a fare il bullo (bucando le ruote della macchina della prof., bruciando il registro di classe, picchiando altri ragazzini) e così i miei eroi sono spariti nel nulla.
Sul finire dell'incontro viene chiesto : qual è la differenza tra la morte e il tramonto di un eroe?
Dopo qualche risposta, il dott. Aparo parte per una delle sue divagazioni. Nella riunione successiva all’incontro, dirà di avere impostato la contrapposizione fra morte improvvisa e tramonto dell’eroe, facendo un sotterraneo riferimento all’oggetto transizionale di Winnicott.
Di fronte alla perdita improvvisa dell’eroe, ci sentiamo smarriti, impotenti, traditi; a volte siamo noi stessi a ucciderlo precocemente. Se mancano le condizioni per elaborarne il lutto, si ha fretta di sostituirlo e così, tante volte, si cerca di recuperarne gli aspetti più appariscenti, ad esempio, si cerca di mimarne il potere, l’indipendenza, e si dimenticano i suoi obiettivi.
Il più delle volte, una tale situazione conduce ad un percorso di disconoscimento degli altri e delle proprie parti più fragili. In conseguenza di tale disconoscimento, a volte si produce una rigidità nevrotica che fa perdere le sfumature della vita; altre volte si scivola verso devianza, droga, falsa pienezza e violenza.
Il tramonto dell’eroe, invece, permette una graduale separazione dal mondo magico e una progressiva accettazione della realtà e dei nostri limiti; lo splendore dell’eroe esce a poco a poco dal nostro campo per lasciare spazio alle nostre risorse reali e alle alleanze che riusciamo a costruire con gli altri. L’eroe tramonta, cioè esce in maniera graduale e non traumatica dalle nostre fantasie, lasciandoci in eredità modelli, obiettivi, responsabilità e il compito di valorizzare e utilizzare le risorse personali e collettive per portare avanti le consegne che ne abbiamo assunto.
Viene posta un’ultima domanda: che cosa occorre perché possa avvenire questo lascito da parte dell’eroe?
Ma non c’è più tempo per affrontare una domanda così difficile. A chiusura dell’incontro, viene letto uno scritto di Antonio Iannetta: La direzione. La domanda verrà proposta ancora tanto al gruppo di San Vittore, quanto a Opera e a Bollate nel prossimo convegno sugli eroi.
Nel pomeriggio il gruppo si riunisce di nuovo. Vengono ripresi i punti salienti emersi dal confronto con gli studenti. Diversi membri del gruppo si chiedono perchè i loro eroi sono rimasti confinati fra le pagine dei fumetti e loro fra le sbarre del carcere.
A questo riguardo, Aparo si sofferma su due concetti: potere e divenire.
A volte il nostro obiettivo si riduce al potere: si abbandona la fantasia di diventare come l’eroe e, per ottenere in fretta il suo potere, si è disposti a scendere a mediocri compromessi. A volte si insegue il potere simulando di essere già adulti, già completi.