Il Jolly e il cavallo bianco

 

Angelo Aparo

 
Quando entra il jolly hai la sensazione che forse il "Destino" sta cominciando a prenderti in considerazione. Il desiderio che i tuoi genitori onnipotenti cambino rotta, passando dal disinteresse nei tuoi confronti all'amore per te e per ciò che ti sta a cuore, torna a far capolino e riprende coraggio.

Quando giochi, in fondo, sai che nessuno ti vuol bene, e se per caso qualcuno te ne vuole, sai di non meritarlo. Giochi, le carte passano, ripeti a te stesso che vorresti vincere e, in verità, lo vuoi pure. Ma, allo stesso tempo, ad ogni fallimento, trovi conferma che il destino non ti ama.

Da qualche parte, dentro di te, sai che non è al destino che vorresti chiedere amore, ma sai pure che le persone dalle quali lo vorresti non sono lì, vicino a te. E, se ci sono, hai proprio disimparato a parlare con loro; anche perché, a poco a poco, hai imparato a non chiedere; temi che la risposta possa essere "No!"

Altre persone ti amano, magari tua moglie, i tuoi figli, ma tu capisci che loro non ti conoscono fino in fondo, che c'è qualcosa di te che loro non sanno e, forse, continuano ad amarti proprio per questo. No, ti serve la conferma che ad amarti siano le persone che ti hanno fatto crescere, quelle che avevano il potere assoluto di farti piangere o ridere!

E allora dai! Giochiamo ancora una mano, chissà, magari stavolta il destino cambia strada, magari ti guarda, magari si accorge che dentro di te ci sono cose che meritano la sua attenzione.

Dai pallina, dai carte, dai dadi! Datemi una prova che chi ha la forza assoluta di farmi ridere o piangere, stanotte, è dalla mia parte! Non sono sicuro di meritarlo, ma per intanto, vediamo se il destino mi ama.

Entra il jolly, la pallina ha fatto centro: si, mia madre mi vuol bene, mio padre mi stima, mi dicono che anch'io posso vivere; è vero finora mi hanno trascurato, ma forse adesso si sono accorti di me. Verifichiamo ancora una volta, buttiamo ancora i dadi, verifichiamo se era solo una caso, giù i dadi, giù il biberon dal seggiolone, giù il giocattolo, giù le fiches; se veramente mi vogliono bene, mi porteranno quello che cerco, mi aiuteranno anche se io ho sbagliato, mi prenderanno il giocattolo che ho buttato giù anche se non è la prima volta.

E ad ogni volta che va bene, la sensazione è che allora forse puoi crederci. Si! Non può essere un caso che le carte ti entrino, che la pallina vada al posto giusto; non è un caso se il biberon torna sempre sul seggiolone; sono loro, i tuoi genitori che ti amano, loro sì che sono forti, che possono farti felice, che possono perdonarti anche se butti a terra i giocattoli, anche se hai fatto il cattivo.

Ma anche se la serata va bene, il dubbio ti riprende; dentro di te, da qualche parte, in fondo alla mente, non ti senti sicuro di quello che hai fantasticato, che loro ti vogliono bene; forse è stato solo un caso che la serata si sia conclusa in tuo favore. D'altra parte, è anche vero che dall'ultima volta che hai giocato, dall'ultima volta che il destino ti ha dimostrato che anche tu puoi essere amato, hai commesso altre cattiverie.

Non ti importa che te lo dica la polizia o tua moglie; il probema è che lo sai tu: non sei forte come vorresti, non sei sicuro come vorrebbe tuo figlio, non sei nobile come avresti voluto che fosse tuo padre.
I soldi che hai in tasca bastano forse a infinocchiare gli altri, forse anche una parte di te stesso, ma non tuo figlio e non quella piccola parte di te che vive nascosta, respirando piano per non farsi sentire, ma che tu senti e sai che ti guarda.

Dal suo sguardo ti senti umiliato; e allora anneghiamola, stordiamola questa piccola parte impertinente che ti ricorda che non sei forte come D'artagnan, Tarzan, Ercole o come qualcuno degli eroi di cui sentivi parlare da bambino! Pippiamo, corriamo, andiamo a chiedere agli dei che cosa sei, se sei degno dei tuoi sogni da bambino; andiamo al casinò a domare il destino ambiguo, andiamo in banca a verificare se siamo almeno forti abbastanza da mettere paura agli altri.

E' bello il jolly! Per un momento ti dà la sensazione che chi ha il potere di aiutarti o di affossarti è dalla tua parte. Il Jolly ti dice che puoi farcela; il destino, chi ha il potere più grande, il potere che tu non puoi controllare, è dalla tua parte.

Peccato che puoi crederci solo per poco, perché quella piccola parte di te, quella parte che respira piano per non farsi sentire, è ancora lì, accoccolata nell'angolo a parlare con i tuoi eroi, con Zorro, con D'artagnan. E anche se nessuno di loro ti rimprovera per quello che fai, tu sai che non puoi giocare con loro, non puoi correre con loro: loro vanno su cavalli bianchi e tu su macchine che non valgono niente.