I concetti sono strumenti

Silvia Casanova

7-10-2006

L’incontro si apre con la lettura di una mail di Franco Faiella alla prof.ssa Tirelli. Franco parla, tra l’altro, di Ulisse e del canto delle sirene, tema di cui si discuteva al gruppo tempo fa e al quale Franco aveva contribuito con passione.

Poi si passa al resoconto degli avvenimenti che interessano il gruppo, in particolare l’inizio del corso di diritto penitenziario tenuto dalla professoressa Tirelli all’Università Statale; in merito a ciò, durante la prima lezione la prof.ssa ed il Dr. Aparo hanno rilevato una partecipazione vitale e seria da parte degli studenti, che sono stati invitati a scrivere le loro osservazioni per aprire una comunicazione col Gruppo Trsg. In questo modo il Gruppo Trsg ha la possibilità di irrobustire il lavoro e di creare un legame con gli studenti, i quali verranno poi invitati al convegno del 23 Novembre in Università e successivamente a partecipare ad uno degli incontri del gruppo all’interno di San Vittore.

Vengono poi fissati i giorni dell’incontro con gli studenti della prof.ssa Marasco che si terranno all’istituto Carlo Porta (15 e 17 Novembre).

Gli interventi principali:

Aparo:
Il convegno, nato da urgenze avvertite dal Gruppo, parte dall’idea di riflettere sull’imperfezione della legge; gli interventi delle diverse persone ci hanno però indotto gradualmente a modificare le coordinate entro cui muoverci. Si ritiene opportuno e maggiormente fecondo utilizzare la dialettica: legge che compone i conflitti e legge che allontana le diverse parti sociali.

La legge è animata dallo spirito di comporre le diverse esigenze dei cittadini; questa aspirazione però non sempre giunge a realizzarsi, con effetti che allontanano i cittadini dall’obiettivo comune e spesso alimentano il reciproco disconoscimento.

 

Tirelli:
l’idea del convegno nasce dalla riflessione sull’imperfezione della legge per poi spostarsi sull’interrogativo di come viene percepita la legge e perché (dal confronto fra le diverse posizioni ed esperienze  emerge  che per molti la legge tende ad  identificarsi con la sua applicazione).

La legge che è nata per unire può, nella sua applicazione, concretizzarsi in ciò che spesso viene sentito come motivo di allontamento dalla collettività.

L’esigenza di una legge che compone si scontra spesso con il sentimento, sia in chi trasgredisce che in chi subisce un reato, di delusione, ingiustizia, separazione. Questo provoca desideri di vendetta e di risarcimento e conflitti che difficilmente si risolvono. Man mano che il solco delle esigenze reciproche e delle incomprensioni si allarga, la motivazione e la possibilità di mettere in atto comportamenti costruttivi tendono a ridursi.

Enzo:
l’incontro con il mio Giudice di Sorveglianza mi ha aperto un conflitto: valutandomi come uomo, per il percorso che ho compiuto durante questi anni di riflessione e consentendomi di uscire per dimostrare i frutti del lavoro svolto, si è messo tra me e la mia idea di legge, contribuendo ad impedirmi l’arroccamento nelle mie vecchie convinzioni. Chi non ha lo spazio per confrontarsi mettendosi in gioco rischia di coltivare la propria rabbia. Il giudice che applica la legge favorendo l'obiettivo della rieducazione avvicina il detenuto al resto della società che ha smarrito.

Aparo:
chiedo delle riflessioni che possano contribuire al convegno:

  1. perché si vuole questo convegno, cosa ci aspettiamo?
  2. quali contributi personali possiamo portare?

Alessandra:
perché in Università? Perché è il primo luogo nel quale ho preso coscienza dei miei limiti e coltivato il mio senso di responsabilità.

Perché riflettere sulla percezione della legge? Perché anche io, laureanda in giurisprudenza, a volte faccio fatica a distinguere tra legge e sua applicazione.

Aparo:
propongo una cosa: le persone che fanno domanda per partecipare ai diversi appuntamenti previsti da qui a Natale (Comunità Exodus, Scuola Carlo Porta, Convegno alla Statale) corredino la richiesta con una riflessione sul perché della medesima: perché si chiede di partecipare e quali contributi si intende portare.

Contribuire all’evoluzione delle cose è importante, ma vorrei sapere se nelle motivazioni delle persone a partecipare agli incontri c’è dell’altro oltre alla convinzione di avere capito come stanno le cose e al desiderio di cambiarle. Per poter parlare appropriatamente della materia sono utili delle domande del tipo: la legge cosa vuole da me e io cosa voglio dalla legge?

Tirelli:
mi sembra importante spiegare come mai nel percorso del gruppo si sia avvertita l’esigenza del confronto con il tema della legge (all’interno del più ampio argomento dell’imperfezione). Perché ciascuno di noi ritiene utile confrontarsi su questo argomento?

Aparo:
Qual è la nostra idea (ammesso che ce ne sia una) della legge? Negli interventi sento  che si parla di chi amministra la legge come di “loro”; ma loro chi? Noi come la faremmo la legge, per quale scopo, con quali criteri?

Daniela:
la legge per me è legata al potere e alla conoscenza. La prima cosa che faccio quando incontro delle nuove classi è stabilire delle regole. Le regole sono un terreno sicuro su cui costruire.

Enzo:
io desidero il convegno perché per crescere ho bisogno del confronto con gli altri. Ad una persona che commette reati conviene non percepire la legge; le domande mettono con le spalle al muro, costringono al lavoro. Quando in carcere si parla di legge ci si mette di fronte a ciò che è stata la propria vita, si fa fatica a digerire gli anni che si hanno di fronte e ci si sente violentati dalla legge dimenticandosi del male compiuto.

Alessandra:
prima di incontrare la legge non mi ponevo questo problema; avevo solo a che fare con le regole che subivo, rispettavo, eludevo in famiglia. Sento un legame tra il concetto di legge, di regola e di esperienza con l’autorità. Un tempo mi sentivo oppressa dalla legge, oggi sento che la legge mi chiede di far sentire la mia voce. Il convegno mi serve per dare un senso a ciò che oggi faccio.

Vito:
Se fossimo in tanti, naufraghi su isola, dovremmo fissare obblighi e divieti per garantire la libertà di tutti. Dalla legge vogliamo la possibilità di vivere liberamente e insieme agli altri.