GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE

da Livia Nascimben

09-10-2004 - su "Frammenti di strada"

Dopo un giro di opinioni sul grado di soddisfazione che i presenti hanno sul lavoro dell'ultimo mese, viene letto uno documento che intreccia un breve scritto di Eric e uno di Livia.

Dopo la lettura dello scritto “Frammenti di strada” (avvenuta anche al Faro l’8 novembre) ci siamo posti l’obiettivo di rispondere a queste due domande: Cosa evoca lo scritto? A quali dei temi trattati si ricollega? Si è cercato di recuperare gli equilibri del testo, cosa dice e dove porta lo scritto, così come si recupera la trama di un film e i suoi passaggi più significativi.

Aparo, durante gli incontri, ha evidenziato alcuni degli elementi da lui ritenuti più significativi:


Di seguito gli interventi che ricordo meglio.

Enzo
Lo scritto, secondo me, raccoglie qualcosa di tutti noi, io mi sento sia uno dei bambini strafottenti che vorrebbero intervenire e fare casino, sia chi ha paura di farsi coinvolgere e se ne va, e mi rivedo anche nella valletta che osa.

Marcello
Questo scritto, per me, parla del tentativo di fare crescere delle parti di sé.

Luca
Capisco che la frase di Calvino a conclusione dello scritto sia importante ma mi chiedo come si colleghi al resto del testo.

Armando
La parte di Eric la sento molto vicina ai sentimenti di chi è in carcere; qui si cerca di annullare il tempo e le forti emozioni per respingere il dolore di essere dentro e si cerca anche di cogliere frammenti di vita per rimanere a galla. La citazione di Calvino, secondo me, significa che occorre creare un’oasi di felicità accettando la posizione in cui si vive. Il giocoliere lo vedo ottimista e triste.

Marta
Mi hanno colpito diversi passaggi: la figura che se ne va e che sembra mantenere le distanze anche quando è presente; il giocoliere che sbaglia e sfida, riprova avendo fiducia di potere fare meglio; l’imbarazzo della valletta che motiva il pubblico a rimanere, mentre il ragazzo se ne va forse perché il coinvolgimento era troppo per lui; ed infine la gente che va via, ma qualcosa nella ragazza rimane.

Enzo
Nello scritto, le due parti, quella scritta da Eric e quella scritta da Livia, esprimono malesseri uguali, e di fronte a questi si può stare fermi o cercare un modo per stare meglio; la ricerca riguarda entrambi. Ecco cosa significa per me la frase di Calvino.

Luca
Mi colpisce la possibilità di regalare dei pezzi della propria storia perché non vengano dimenticati. Quando ho paura e sento che ciò che posseggo è provvisorio avverto il desiderio di donare qualcosa di me per non sentirmi nulla.

Diego
C’è chi sta indietro e chi si fa conoscere; in fondo, entrambi rappresentano momenti della strada di ognuno.

Marta
Il ragazzo che se ne è andato è rimasto nell’inferno perché non ha condiviso nulla di sé, non ha portato via niente: ti senti all’inferno quando te ne stai solo e ti senti vittima.

Armando
Ho riletto più attentamente lo scritto: vedo un’unica persona nel ragazzo che se ne va e nel giocoliere; entrambi sono combattenti ma combattono in due campi differenti, una battaglia all’esterno, con gli altri e una battaglia interna contro se stessi e la propria rabbia.

Luca
Il giocoliere e il ragazzo incarnano due modi diversi di risolvere una stessa situazione infernale: il ragazzo è timido, cerca inutilmente la libertà nell’individuale isolata perfezione, mentre il giocoliere cerca di costruire relazioni, di risvegliarne.

Marcello
Nella parte scritta da Eric vedo una persona sconfortata alla ricerca di aiuto, di una guida per riprendere il cammino. Io ho cercato di avere un dialogo con mio padre… (gli scendono due lacrime, tace e poi se ne va, ma torna insieme a Fabio che è andato a chiamarlo).

Aparo
Ho l’impressione che la situazione descritta suoni come la tromba del mattino che chiama all’adunata: ognuno, di fronte al richiamo della vita, ha desideri e paure, alcuni hanno bisogno di un incoraggiamento; altri, nonostante il bisogno di essere chiamati, alla fine rimangono fuori dal campo di gioco. Noi ci divertiamo a rintracciare dentro noi stessi le diverse risposte.

Walter
Livia, che nel suo racconto ha inserito diverse figure; lei è tutti i personaggi presenti nella storia, ognuno racconta di lei e ognuno racconta di desideri e nostre paure.

Divido lo scritto in due parti con il giocoliere come punto fermo per mettere in risalto due atteggiamenti diversi: il ragazzo sparisce, la valletta entra in scena. Il giocoliere costruisce il suo modo di vivere: l’uomo ha bisogno degli altri per costruire (il giocoliere chiama con sé una valletta) ma anche per riconoscersi (il ragazzo che se ne va evita il confronto, la valletta può riconoscersi nelle uguaglianze e nelle differenze rispetto agli altri sfruttando la scena per conoscere la propria identità).

Fabio
Io divido lo scritto in tre parti: la richiesta di aiuto di Eric, la ricerca di un modo per dargli una mano e la sintesi con la frase finale: di fronte all’inferno, io cerco con te come trovare ciò che non è inferno.

Livia
Una domenica in piazza a Bergamo ho visto un giocoliere in azione, ero molto attenta a quel che succedeva sulla scena e tra il pubblico, avevo osservato tutto dall'inizio alla fine, poi ho archiviato la giornata in memoria con l'idea di sfruttare quell'esperienza per intrecciarla con uno scritto che Eric mi aveva dato.

Mi sento molto rappresentata dalle parole di Walter e Fabio: il mio giocoliere mostra la sua acquisita competenza a comunicare e a interagire con gli altri, dove si può arrivare nonostante le difficoltà. Chi se ne va rimane solo nel proprio inferno, chi accetta di giocare procede nella direzione dei propri desideri con l'aiuto di qualcuno.


Aparo
Oggi abbiamo iniziato l’incontro con una domanda: cosa ciascuno di noi ritiene di aver guadagnato agli incontri dell’ultimo mese? Le risposte sono state diverse; un po’ in tutte ho avvertito una ridotta soddisfazione su come stiamo procedendo. In generale, ne ho ricavato che la maggioranza delle persone non si è divertita perché non ha sentito di lavorare abbastanza, non ha trovato del materiale cui applicarsi fino a renderlo proprio. Bisogna ammettere che ci si sente proprietari solo delle realtà che si sente di aver contribuito a costruire. Oggi il gruppo ha lavorato e l’incontro è stato ricco e divertente per chi ha accettato di giocare.