Buongiorno prof,
sono una studentessa iscritta al 3° anno e sto seguendo il suo corso sulla devianza in età adulta.
Un tema che mi ha particolarmente colpito è quello sul modo in cui la società, e soprattutto le persone più vicine alla vittima, elaborano l'atto deliquenziale e sul modo in cui la giustizia affronta il problema. Purtroppo io ho vissuto in prima persona questo problema; una persona a me molto vicina è stata vittima di un omicidio; ero piccola all'epoca, eppure ricordo quanto la cosa mi pareva irreale, quanto il mio unico desiderio fosse quello di far scomparire dalla faccia della terra le persone che avevano compiuto ciò.
Non era solo rabbia la mia, o per lo meno, la rabbia era conseguenza di qualcosa di più profondo: LA PAURA, la paura di sapere che in mezzo a tutta la gente che mi stava attorno c'era colui che aveva compiuto un atto tanto ignobile, che era stato in grado di distruggere il mio mondo, non dico perfetto, ma almeno accettabile. Credo che il modo di pensare della gente rifletta un po' questo; la società si infuria, fa di tutto per eliminare, far scomparire ciò che non è tollerabile per la persona.
La Giustizia, che dovrebbe essere un po' il papà della situazione, quello che aiuta a tirar su chi è stato brutalmente buttato a terra, non è stata d'aiuto... il caso è stato chiuso nel giro di poco tempo, chiuso nel dimenticatoio... insomma a 9 anni da quel che è successo, non sono ancora riuscita a elaborare la cosa... tutto è stato semplicemente dimenticato, cancellato.
Così secondo me ragiona la giustizia; perde la sua funzione di orientamento. Non permette di elaborare l'evento, ma reagisce isolando, eliminando fisicamente (come la pena di morte in America) o mentalmente, isolandoli, dando loro l'ergastolo, facendoli così finire nel dimenticatoio... oppure ancora dimenticando l'accaduto, "archiviando il caso", come è successo a me.... Purtroppo, però, così facendo, la cosa non mi ha reso più felice, ma ha alimentato in me un senso di sfiducia che mi porto dietro ormai da anni.
Il motivo per cui le ho scritto è anche un altro e riguarda l'elaborato per l'esame; la mia idea era quella di mettere a confronto l'idea del reato per la società da una parte e per la giustizia dall'altra, facendo dei questionari scritti o delle interviste sia a persone comuni che incontro nella vita di tutti i giorni e che quotidianamente si trovano davanti a fatti di cronaca da cui in qualche modo bisogna prender posizione, sia a avvocati, o qualcuno che si occupa di processi penali.