Carissimo Prof. Aparo,
sono una studentessa del quarto anno di psicologia che segue il Suo corso di "psicologia della devianza". Da sempre il mondo all'interno delle mura carcerarie mi ha affascinato e, allo stesso tempo, intimorito. Ora, studiando psicologia e ancor di più seguendo le Sue lezioni, sento che in fondo quel mondo, che tutti guardano con distacco e a volte disprezzo, è uno strumento prezioso per chi vuole CAPIRE.
Da piccola dicevo:" Come sarebbe bello poter vivere un solo giorno in una piccola cella senza dover scontare nessuna pena; così, solo per gioco...!". I miei genitori mi dicevano che in carcere è difficile farsi rispettare e sopportare il lento trascorrere del tempo, e che certo tutto è tranne che un gioco.
Adesso la realtà del carcere mi si sta rivelando attraverso le Sue parole, e ancora di più è vivo quel piccolo desiderio di bambina. Ho letto che alcuni ragazzi si stanno proponendo per attività di volontariato e stanno richiedendo di partecipare al "gruppo della trasgressione": mi unisco anch'io con la speranza di potermi rendere utile.
Vorrei così poter verificare se quest'idea è mera curiosità o si fonda su qualcosa di più concreto. Le rinnovo la mia disponibilità in attesa di una Sua risposta.
Daniela.