Le stanze del triangolo rettangolo

Paolo Sorge

19-02-2009 Verbale incontro
 

Come mi è stato chiesto di fare, cerco di ricostruire il mio secondo intervento all'incontro con gli studenti di Bisuschio.

In questo intervento ho preso l'esempio di un nostro amico, il quale per una causa molto valida, è stato chiamato a dover apprendere il teorema di Pitagora e l'importanza che il teorema può avere nella nostra vita. Premetto che ognuno di noi ha speso tempo ed attenzione dietro allo stesso teorema per far sì che Ciccio prima riuscisse ad apprenderne la formula e successivamente ad applicarla al suo caso personale.

Essendo membro del gruppo, mi sono prodigato anche io cercando di fargli capire che quel benedetto triangolo sul quale lui costruiva poi i relativi quadrati doveva essere un triangolo rettangolo, perché ricavato da un rettangolo. Inoltre non ho negato, mentre ne parlavamo, che la cosa ha fatto bene anche a me, in quanto io non lo ricordavo più.

Però, avendo in mente in maniera fotografica quei quadrati costruiti sui lati del triangolo, mi sono riallacciato all'esempio delle stanze di cui il dottore aveva parlato alcune settimane fa (la stanza del narcisismo e le stanze della relazione). Queste stanze le possiede ognuno di noi e possono avere un ruolo importante nella nostra vita.

Ho pensato che la stanza contenuta all'interno del triangolo potevamo intenderla come la nostra stanza personale, dentro la quale ognuno di noi poteva metterci tutte le proprie voglie di trasgredire, le proprie deviazioni e pensieri cattivi.

Questa stanza, contenente le nostre caratteristiche più intime, doveva avere obbligatoriamente dei confini, per poter mantenere all'interno della stessa il diritto delle nostre preferenze. Ma le altre stanze, rappresentate dai quadrati costruiti sui lati e sull'ipotenusa del triangolo, dovevano essere le stanze in cui la nostra soggettività si collega agli altri e deve tener conto delle stanze degli altri e delle regole della società.

Quindi le stanze costruite sull'ipotenusa e sui due lati del triangolo ci servono per sviluppare il nostro rapporto con gli altri, mentre l’area interna del triangolo è quella dove ognuno può fare e sentire in maniera personale.

In riferimento al nostro amico Francesco, per il quale ci siamo ritrovati immersi in questa discussione, io ho detto che probabilmente lui ha dato sempre troppo per scontato di essere stato per la figlia un buon padre, mentre sembra che oggi, proprio a causa della relazione difficile fra loro, lei stia passando un periodo difficile.

In questo periodo è stato chiesto a Ciccio di imparare il teorema di Pitagora per dimostrare il suo impegno verso la figlia e verso il direttore del gruppo (che glielo ha imposto come condizione ai fini di ottenere un permesso per vedere sua figlia). In questo modo, imparare il teorema serve a dimostrare alla figlia quanto il padre tenga a lei e quanto riesca a tenere conto delle aree costruite sui cateti e sull’ipotenusa. 

In questo giochetto è chiaramente stata coinvolta anche la figlia, che a sua volta deve imparare il teorema. Lei, essendo consapevole delle difficoltà di apprendere questo teorema, può capire quanto sia stato grande l'impegno di suo padre per lei.

Alla fine di tutto, però, ho detto che per Francesco questo è soltanto servito per capire che, se si seguono delle giuste direzioni, come quelle dettate dal teorema di Pitagora e non quelle dettate dall'ignoranza, anche ad un problema cosi delicato come quello che vive sua figlia, si può trovare una soluzione.

Basta coltivare una buona riflessione nelle stanze costruite sui lati del triangolo piuttosto che in quella dentro il triangolo.