Padre Guido Bertagna

Nato nel 1961, dopo la laurea in Lettere moderne entra nella Compagnia di Gesù. Compie studi di Filosofia e Teologia a Padova, Napoli e Roma. Ordinato sacerdote nel 1996, l’anno successivo è a Milano, presso la Fondazione Culturale San Fedele. Dal 2002 è direttore del Centro Culturale San Fedele. Da anni si occupa dell′apostolato attraverso l′arte e il cinema.

 

Fra i suoi testi

Il volto di Gesù nel cinema
Due categorie di film che trattano di Gesù: quelli che lo presentano esplicitamente come "Il Vangelo secondo Matteo" di Pasolini e "La passione" di Mel Gibson, ma anche tanti altri in cui è raccontato implicitamente nelle vicende di personaggi apparentemente lontani, come "Il pranzo di Babette", "Bagdad Café" e "Toro scatenato". Ne esce un′analisi penetrante e una nuova porposta metodologica.


 

Noi ci siamo abituati al sistema triangolare che prevede un trasgressore, una parte offesa e un giudice; accanto a questo la Bibbia offre un altro modo di concepire la questione: la “RIB”, la controversia bilaterale. Essa consiste nella pratica per cui chi viene offeso va da chi reputa l’abbia danneggiato chiedendogli conto del fatto. Chi risponde può accettare l’accusa e dare delle spiegazioni oppure rifiutare l’accusa. Al centro dello scontro / incontro c’è la relazione. In questa concezione, nel fare giustizia, interessa che non venga danneggiata la relazione, si tratta quindi di una giustizia che considerala relazione come il bene massimo da salvaguardare.

Le sue parole portano a pensare che, all'opposto, il massimo male possa essere costituito dallo sfaldamento della relazione. Con la sua esperienza del carcere, e in generale delle relazioni, riesce a rintracciare delle condizioni di massima che facilitano la crescita della relazione o il suo degrado?

Interlocutori privilegiati: Fausto Malcovati, Armando Xifaj.

Lei ci diceva in un incontro che abbiamo avuto qualche tempo fa
"… nasciamo con la possibilità di vincere, nasciamo con la libertà di poter costruire delle relazioni, di esserne responsabili e se necessario dare la vita per esse".

E ci sembra di poter proporre a lei quello che il dott. Pagano ricorda spesso quando parla di giustizia restributiva e distributiva; e cioè lei pensa che abbiamo tutti un equivalente grado di libertà di costruire relazioni? Esiste qualcosa dentro ciascuno di noi e nell'ambiente che frequentiamo che riduce o aumenta la nostra inclinazione a costruire relazioni?