Isole e un mare da arare

Antonella Cuppari

La devianza accende nelle persone sentimenti contrastanti e spesso ambigui: un misto di rabbia, curiosità, paura, disgusto, eccitazione. Il carcere isola e placa questi sentimenti attraverso la reclusione di quelle persone che, in qualche modo, sono diventate soggetti devianti. Sebbene incapaci, oggi, di proporre una alternativa sicura, non possiamo accettare che il carcere spenga la memoria di noi stessi.

Isolare significa tener lontana l'ambiguità e l'incertezza, ma con la conseguente amputazione di una parte viva di ognuno di noi, una parte dinamica, curiosa e che si interroga.

Faccio parte del Gruppo della Trasgressione, un gruppo che ha poche risposte da dare, ma che stimola ognuno ad interrogarsi e ad utilizzare le proprie domande come carburante che spinge alla ricerca, all'incontro, alla curiosità nei confronti di ciò che, a prima vista, appare estraneo.

Il Gruppo della Trasgressione mi ha permesso di riconoscermi in ciò che non ho vissuto ma che magari nella mia mente ho provato a fantasticare.
Attraverso lo scambio ho rivissuto dentro di me quel senso di limitazione che le regole ogni tanto mi suscitano, quel senso di inadeguatezza e di imperfezione rispetto ad un ideale mio personale o collettivo, quella voglia di oltrepassare i confini della normalità, per cercare il mio spazio d'espressione al di là di quei limiti.

"Trasgressione", "imperfezione", "creatività", "sfida" e "male" sono temi che mi appartengono, che fanno parte di me e del mio modo di relazionarmi al mondo. Questi stessi temi li ho ritrovati nei detenuti, nei miei compagni di università, nei miei genitori, nel mio vicino di casa; di fronte a questi ognuno ha compiuto delle scelte, micro o macro che siano, che lo hanno portato a percorrere una propria strada.

Riconoscermi al di là delle mura del carcere mi ha dato la possibilità di riaprire quella comunicazione interrotta con quelle parti di me che negavo in quanto temevo, mi ha permesso di sentire miei quegli aspetti di me che consideravo estranei, e di utilizzarli come carburante per mettermi in gioco ed interrogarmi in uno spazio qual è il Gruppo della Trasgressione.

Vivo il gruppo, quindi, come uno spazio in cui ognuno può offrire la propria originalità, creatività ed esperienza e al contempo può nutrirsi di quello che gli altri nella loro diversità, sono in grado di offrire.

Solo da questo mix di ingredienti io credo sia possibile dare colore e luce ad un mondo e ad una società, che, altrimenti, finirebbero con l'essere solo bianco o nero.