Lettera al figlio |
Massimiliano De Andreis | 05-03-2014 |
Ciao Matty, questi ultimi giorni passati insieme sono stati per me molto significativi, mi sono sentito con te veramente a mio agio anche nel ruolo di padre. Mi sono reso conto che tu sei cresciuto tanto e che non sei più un ragazzino e non solo perché abbiamo fatto per la prima volta la doccia insieme in palestra… ehi, non vorrei ti montassi la testa…
A parte gli scherzi, non sapevo quali sensazioni può provare un padre; le provo solo da qualche anno e ho pensato di volertene parlare anche perché sei tu la persona che mi permette di viverle.
Il prossimo 25 marzo diventerai maggiorenne, ma non c'è fretta, hai ancora tanto tempo per godere con spensieratezza di questa tua gioventù. La fretta è un sintomo di cui potresti sentire il bisogno, ma con la fretta non si costruisce nulla, anzi con la fretta tuo padre per molti anni ha corso, senza rendersi conto di distruggere tutto. Con il tempo mi sono reso conto che diventare adulto significa fare sacrifici oggi per goderne domani e vivere cosi la sensazione di avere il tempo in mano.
Quando avevo la tua età vivevo alla giornata perché non pensavo potesse esserci un futuro per me. Ma mi sbagliavo, era solo una scusa per non fare niente e oziare dalla mattina alia sera, le giornate diventavano tutte uguali e mi annoiavo, così andavo in cerca di nuove sensazioni. Ma le sensazioni che cerchi per sfuggire alla noia possono essere pericolose e rendere difficilissimo tornare indietro… spesso invece portano alla vita che ho fatto io e che tu, sulla tua pelle, in parte hai potuto conoscere.
Matty, diventare adulti significa anche non dare la colpa ad altri per giustificare i propri errori. Te lo dico perché io l’ho fatto fino a pochi anni fa, soprattutto con mio padre. Essere umile mettendosi anche in discussione è la strada per crescere, che ti permette di creare legami intorno a te. Diversamente, si rischia di rimanere soli e di dover indossare un’armatura, che alla fine, però, ti difende solo da te stesso.
Cerca di identificarti nel cuore e negli occhi degli altri; questo ti aiuterà a comprendere anche te stesso… altrimenti un uomo non ha alcun rifugio dove nascondersi… io, solo cosi, sto imparando a non fare più del male a te e al prossimo.
So per esperienza che tutto ciò che ti sto dicendo oggi avrei dovuto dirtelo standoti vicino giorno per giorno. Quanto mi dispiace non esserci stato… e oggi temo di non avere più il diritto di pretendere la tua attenzione per le cose che avrei dovuto dirti e chiederti mentre crescevi. Ma sappi che oggi sono qua nella tua vita, pronto ad ascoltarti anche quando sbagli... sì perché tuo padre non ti ha scritto questa lettera per dirti che tu non puoi sbagliare, ma per crescere insieme con i nostri errori.
Un’ultima cosa, tu sai benissimo che tuo padre ha giocato a calcio e per un breve periodo anche a livelli importanti, e oggi anche tu hai questa passione. Quando ho iniziato a giocare ero molto arrogante e immaturo in campo, non ascoltavo nessuno, pensavo di essere il più forte… non passavo mai il pallone ai miei compagni, volevo sempre fare gol… così se vincevamo era merito mio, altrimenti… se si perdeva, era colpa dei miei compagni.
Non rispettavo i ruoli invadendo anche quelli degli altri… poi un giorno ho conosciuto un allenatore che mi puniva sempre, ma senza togliermi il calcio, la mia vita… il suo modo di punirmi mi faceva comprendere ciò che avrei potuto perdere e un giorno mi ha dato un ruolo di responsabilità ed io mi sono fidato di lui. Mi sono sentito riconosciuto, ho incominciato a rispettare i miei compagni di squadra e di conseguenza il ruolo che avevo in campo, ero diventato responsabile dei miei compagni e loro di me… godevo e mi nutrivo del gioco di squadra e quando finalizzavamo un’azione corale era meglio che fare un gol… e giorno dopo giorno ho cambiato il modo di pensare e di sentire il calcio, riconoscendo i miei limiti sul campo di gioco, riscoprendo le mie potenzialità… come faccio oggi nella vita e nella società
Ormai non gioco più, ma sono lì, sugli spalti del campo di gioco e nella vita, il tuo più grande tifoso.
Tuo pà Massi
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Lettera al figlio… ovvero, quello che Thanatos vorrebbe poter dire a Sisifo nella nostra rappresentazione del mito. Qualche giorno fa, in uno dei nostri incontri con le scuole, una insegnante chiedeva cosa distingue il pensiero di chi commette reati da quello del comune cittadino. Noi abbiamo utilizzato la sua domanda per chiederci quali condizioni soggettive e ambientali possono indurre un uomo a comportarsi da delinquente e quali condizioni favoriscono il ritorno o l'accesso alla responsabilità del cittadino. |