Cara Morte |
Granit Gjermeni | 17-06-2010 |
Cara Morte, le tue parole hanno toccato il mio cuore. Comincio a capire il tuo malessere, i tuoi sensi di colpa, il tuo stato d’animo. Comprendo che tu non puoi decidere, che non fai scelte, che sei tenuta a prendere tutto ciò che ti viene comandato.
Quasi mi dispiace per te, ma non posso accettare che tu sia qui senza essere nemmeno sicura del valore della tua missione. Sei venuta a prendermi solo per ubbidire e per portare a compimento il lavoro che ti hanno ordinato. Ti dispiace, ma, come hai detto tu stessa, devi eseguire il tuo compito perché tu sei la morte.
Vedi, io non te lo posso permettere perché tu sei solo un burattino nelle mani del destino, di un destino che io non posso e non voglio accettare. E per cambiarlo anche io farò quello che so fare meglio.
Continuerò a combattere, combatterò da solo una battaglia senza regole, che non potrò mai vincere, ma di cui ci si ricorderà per sempre. Tutti potranno ricordare colui che ha sfidato gli dei dell’olimpo, quegli dei corrotti e arroganti, che abusano del loro potere e giocano senza pietà con la vita delle persone.
Non è forse questo un buon motivo per combattere?
Io combatterò perché è quello che ho fatto dal primo momento che sono venuto alla vita, quando lottavo nel buio per vedere la luce di questo mondo, quando crescevo e lottavo per diventare l’uomo che sono diventato, quando conquistavo l’amore della donna che porto nel cuore.
Combatterò per onorare il ricordo delle battaglie che ho vinto fino ad ora e perché è nella mia natura.
Io sono Sisifo, il re, voglio scrivere il mio nome nella storia.
Perciò, cara Morte, fatti da parte, non è ancora arrivata la mia ora.