La mia scelta

Rosario Giugliano

13-05-2009  

Egregio dott. Aparo,

mi chiamo Rosario Giugliano, di origini napoletane. Dopo una lunghissima esperienza al 41bis e tre anni di E.I.V., da dicembre scorso mi trovo detenuto qui ad Opera al 1° reparto.

Martedì 12 maggio ho avuto il piacere di partecipare al convegno dove si è discusso delle scelte. Intanto volevo ringraziare tutti i partecipanti, in particolar modo tutti quelli che sono intervenuti, perché ritengo che questi tipi di incontri possano aiutare concretamente a fare delle riflessioni. Le devo anche dire che mi è dispiaciuto non aver potuto dare il mio personale contributo.

Ad ogni modo ho condiviso quasi tutto quello che è stato detto, tranne un punto. Ovviamente parlo sulla scorta della mia personale esperienza. Nei primi passaggi, infatti, si è fatto riferimento a esperienze di ragazzi di 14-15 anni. In questa particolare fase della vita non credo si possa parlare di “scelte”, perché non è pensabile che a quell'età si abbiano gli strumenti per poter fare un ragionamento. Almeno nel mio caso non è stato così.

Un'altra cosa che credo sia stata trascurata è il contesto in cui si vive, perché non credo che vivere nella periferia di Napoli sia la stessa cosa che vivere in quella di Trento. Premetto che, per quanto mi riguarda, sono responsabile dei comportamenti tenuti e delle loro conseguenze. Le mie parole, dunque, non puntano a una giustificazione, ma è innegabile che in alcune aree del nostro paese il contesto sociale condiziona pesantemente la crescita di molti giovani. Sul perché esistono queste realtà e a chi fanno comodo ci sarebbe molto da interrogarsi.

Ma torno alla mia esperienza personale. Nel mio caso la parola “scelta” l'associo a un'altra fase della mia esistenza. Dopo aver militato per anni nella camorra, partecipato alla commissione di molti omicidi e aver toccato il fondo, ho avuto la forza e il coraggio di tirare fuori il buono che era in me. Ovviamente tutto questo è il risultato di una lunga e profonda riflessione su tutto quello che fino a quel momento era stato il mio vissuto (o per meglio dire, il non vissuto). Riflessione e autocritica che nel 1995 mi hanno portato a fare una scelta netta, cioè dissociarmi completamente da tutto quello che rappresentava il mio passato. Mi sono preso le mie responsabilità, confessando tutti i reati da me commessi non solo agli organi competenti che mi hanno giudicato, ma anche ad alcuni organi di stampa. Tenga presente che quando ho fatto questa scelta mi trovavo in carcere solo per due procedimenti indiziari.

Tutto questo per dire che questa sì, è stata una “scelta”, perché riflettuta e ragionata. Grazie a questa scelta, nonostante tutte le difficoltà che ho dovuto affrontare, da molti anni sono un uomo che sta bene con se stesso, pagando serenamente per le proprie responsabilità.

Ci tenevo a darle la mia testimonianza e farle sapere che ho apprezzato moltissimo questo dibattito. Spero di averle fatto cosa gradita e, se lo riterrà opportuno, lo può fare leggere ai componenti del Gruppo della Trasgressione.