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Bruno Turci | 3-11-2008 |
Gigi, riferendosi alla decisione di abbandonare la scuola in età giovanile, sostiene di aver operato una scelta autonoma e di cui si dichiara di pienamente responsabile: “un giovane a 15 anni è già consapevole delle proprie azioni ed è capace di scegliere in libertà”.
Renato sottoscrive questa affermazione e ribadisce che le pressioni esterne non sono tali da oscurare la capacità individuale di scegliere la propria strada.
Bruno condivide in linea generale l’idea, ma riporta la sua esperienza diretta: “Quando si è ragazzi, una scelta di quel tipo molto difficilmente può prescindere da un rapporto di appartenenza. L'idealismo da cui si può essere fagocitati a quell'età fa nascere dei sentimenti di amicizia, di complicità, di coesione di gruppo fortissimi, dai quali derivano poi equivoci e inganni involontari verso gli altri e verso se stessi.
Tante volte accade che l’incoerenza nella quale si vive porta a dare letture e a teorizzare schemi approssimativi e pretenziosi, invece che a vivere coerentemente con ciò che si teorizza. In questo modo si cerca di dare una cornice attendibile a se stessi e alle proprie azioni. In nome dì quest’appartenenza e di queste “teorie” si compiono, purtroppo, anche gesti criminali.”
Virginia rileva ed evidenzia una relazione fra il tema delle “micro e macro scelte” e il tema della “'idolatria della verità”: "ho vissuto in prima persona l’esperienza delle conseguenze cui può portare “L’idolatria della verità”. A volte l’incapacità di relazionarsi responsabilmente con la società e la famiglia insieme a una confusa interpretazione del diritto all'autodeterminazione portano a scelte sconsiderate. Così è stato per me, come per molti altri che, per il bisogno di affermare la propria personalità, scelgono la strada della contrapposizione.”
Bruno aggiunge: “quando noi tutti affermiamo di aver operato, in giovanissima età, le nostre scelte in perfetta autonomia, attribuiamo a noi stessi delle capacità e delle responsabilità che ci permettono di sentirci precocemente uomini, indipendenti e già capaci di autodeterminarci rispetto alle dinamiche della società, alla pari, se non meglio, di qualsiasi altro uomo adulto.
Vincolati ad un'appartenenza in nome della quale si legittimava il compimento di qualsiasi impresa criminale, abbiamo certamente esercitato un duplice inganno su noi stessi e, mentre le nostre microscelte segnavano la nostra strada, siamo caduti in un duplice errore: frammentazione della responsabilità e Idolatria della verità".