Angelo Aparo | 22-03-2005 |
Molto soddisfatto della giornata di ieri, vivo l’impegno con il gruppo come un investimento che mi mantiene in salute. Soddisfazioni e frustrazioni garantiscono a chi lavora un massaggio continuo che previene l’infarto e argina la cellulite.
Il gruppo è incostante: a volte, come ieri, sa formare un’orchestra in grado di coinvolgere e arricchire persone con tanto di cattedra all'università; altre volte, trascura che l’orchestra suona grazie al lavoro che si fa e al fatto che i singoli strumentisti siano al loro posto quando la musica lo richiede.
Il progetto di studio sulla pena richiede il massimo impegno da parte di tutti. Solo un lavoro che costituisca per la società un reale guadagno ci permette di maturare credibilità agli occhi del comune cittadino e delle diverse figure istituzionali. Non è quello cui siamo pervenuti con gli scritti sul figliol prodigo?
Stavolta, non mi sembra nemmeno che il lavoro sia troppo o troppo difficile: gente che studia psicologia, diritto, letteratura, non può che trarre vantaggio da uno studio sul tema della punizione. E poi, a conti fatti, il gruppo è pieno di esperti che, accorgendosene o meno, dedicano a questa onnipresente inclinazione a punire siringhe, rapine, digiuni e melanzane ripiene.
Il progetto consta di 10 aree di lavoro. Nei prossimi mesi queste devono cominciare a riempirsi di materiale. Ciascuno si scelga dei compagni di studio e una sua area di intervento; poi, per gratificarsi, implementerà l’ultimo punto con un suo personale contributo o con dei degni esempi ricavati dalla letteratura.