Lettera ai cittadini

Diego Ludovico

20-06-2003  

Non sarebbe interessante parlarne, se i discorsi e le esperienze di noi detenuti e degli studenti non coincidessero con le esigenze e i sentimenti anche dei liberi cittadini.

Livia, Antonella, Silvia, Cosimo, Marta, tutti hanno parlato dei loro problemi, tutti hanno esposto il loro punto di vista sui nostri scritti, a volte cercando di capire il perché di certe nostre scelte, a volte portandoci a riflettere su situazioni e posizioni che non condividevano.

Bene, questo è il gruppo della trasgressione, questi sono i soggetti che cercano di crescere nell’individuazione dell’errore, questi sono gli uomini e le donne che partecipano ai convegni e si sono assunti il compito e l’obiettivo di comunicare criticamente fra di loro e con la società libera.

Io sono detenuto da circa sette anni e faccio parte di questo gruppo dal dicembre 1998. Credo che le motivazioni di coloro che si sono affezionati al lavoro e ai temi che abbiamo trattato in questi anni non abbiano nulla a che fare con le convenienze di bassa lega che a volte sono insinuate da invidiosi e creduloni e sono convinto che ognuno di noi usa come può i propri mezzi espressivi per contribuire ad una causa che non è di sola facciata, bensì di crescita culturale comune.

In tutti questi anni, tanti sono stati coloro che hanno frequentato il gruppo, ma solo coloro che hanno creduto nella sua validità hanno continuato a portare il loro contributo.

All’inizio credevo di essere esaminato dallo psicologo Angelo Aparo per scopi burocratici, per mandato ministeriale. Col tempo mi sono reso conto che le persone che hanno parlato apertamente dei loro problemi hanno trovato nelle riflessioni degli studenti e degli altri detenuti quella giusta dose di supporto e di risposte ai molti perché e alle perplessità che la semplice detenzione, quella fatta di branda e poche ore d’aria, non riesce a dare.

E sono contento quando Livia ci parla di come si sentiva all’epoca del suo ingresso al gruppo e di come ora riesce a dialogare con noi. E sono contento quando sento Marta parlare delle sue paure e del suo fragile potere, perché i suoi problemi sono capaci di farci vedere da dove veniamo noi tutti, detenuti e liberi cittadini. Così Antonella, col suo groppo in gola finalmente messo sul tavolo comune, Silvia con le sue paure e Cosimo con i propri limiti.

Noi, quelli del gruppo, ringraziamo le istituzioni che ci danno la possibilità di esprimerci e ringraziamo quella parte di società che con noi vuol dialogare, perché possa crescere una coscienza critica comune dei problemi e dei “sentimenti che sono alla base del male che si fa, ma che il male, col buio che produce, tende ad oscurare” (Aparo).

Il mio motto è sempre stato: “Le cose non dette non si conoscono”, pertanto invito quanti hanno qualcosa da portare, per farci crescere culturalmente, di scrivere al nostro sito info@trasgressione.net. Da parte nostra c’è molta disponibilità al dialogo e a dare quanto è nelle nostre possibilità. Grazie.