Il bivio |
Umberto Picone | 07-11-2003 |
I pensieri e i complimenti che ho sentito la volta scorsa dal gruppo e, in particolar modo da Cosimo, mi hanno fatto molto piacere.
In passato gli unici complimenti che ricordo di aver ricevuto sono quelli dei familiari quando nacque mia figlia e quelli dei ragazzi che rifornivo quando la qualità della droga era buona.
Quando penso al giorno che uscirò, per me è inevitabile pensare al bivio che mi troverò davanti. A differenza di altre occasioni, lì non avrò l’imbarazzo della scelta, le strade saranno solo due: da una parte ci sarà una strada in discesa che è quella della delinquenza, dall’altra una in salita che è quella di una vita onesta e regolare.
La prima la considero in discesa perché, conoscendo il mio passato, so che non avrò problemi ad entrarvi; la seconda in salita perché, con la vita che ho fatto e con i precedenti che mi ritrovo, so che non sarà facile da percorrere, senza contare lo stampo che mi porterò dietro per tutta la vita.
Rileggendo la lettera di una persona a cui tengo molto mi è rimasta impressa una sua frase: “Dio che bello poter ricominciare…”, parlando invece con un altro detenuto di questo bivio mi sono sentito dire che le strade si possono prendere entrambe e che non c’è solo il bianco o il nero ma anche delle sfumature.
Io, la strada in discesa l’ho gia percorsa e ho visto dove mi ha portato, l’altra la conosco poco, so che è faticosa e che è piena di semafori, ma nonostante tutto ci voglio provare; non so se ce la farò, ma ce la metterò tutta, perché non sto parlando di colori o sfumature, ma della mia vita!
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