IL FARO - Note sulla riunione del 31-10-2003 |
Aparo: secondo voi che cosa rende questo scritto tale dal farlo uscire dal carcere e da fargli meritare "un posto nella letteratura"?
Walter: questo scritto mi porta indietro nel tempo e mi ricorda la mia infanzia.
Natale: leggendo l'ultima frase mi viene in mente che forse il padre vuole comunicare al figlio che rotto o non rotto, nulla è da buttare. E' possibile leggere il significato della stessa frase riferendolo al loro rapporto.
Alessandro: sembra che il padre abbia in quell'orologio un ricordo affettivo che collega il figlio all'orologio che ha rotto e che, in virtù dell’affetto, conserva anche se rotto.
Daniela: la risposta del padre, riferendosi alla funzionalità dell’orologio rotto, può essere letta come un modo per evitare di comunicare i sentimenti ad esso collegati.
Cristina Colombo: sento forte il riferimento al tempo. Umberto avverte un suo tempo personale, scandito dal battito del suo cuore, interno, irregolare. Descrive un tempo esterno, quello degli altri, che dormono. Dice in seguito di voler provare a stare dentro al tempo, seguendo il ticchettio dell’orologio; ma è proprio questo a riportargli alla mente un ricordo. Il finale è, a mio parere, da leggere come una metafora: il padre gli dice che il tempo non esiste, ciò che esiste è solo il tempo giusto in un dato momento. Credo che esistano due tempi: il tempo scandito dall'orologio e il tempo giusto per fare una cosa.
Cosimo: mi ha colpito la parte centrale. Noto la trasformazione: il passaggio dalla curiosità per l'oggetto alla paura per il suono che produce; dalla curiosità al terrore quasi immotivato. Quando si è piccoli alcune cose possono diventare spaventose perché inconsapevolmente caricate di valori simbolici.
Alessandra: è importante recuperare quello che abbiamo dentro e tutto quello che lungo il nostro percorso personale abbiamo incontrato, le persone che abbiamo conosciuto e le esperienze che abbiamo vissuto.
Scopelliti: mi sono sentito in un certo senso colpevole per l’idea che mi ero fatto di te all’inizio; Aparo e io avevamo creduto che da te non si potesse ottenere molto. Ma allo stesso tempo credo che questo scritto debba far sentire colpevole anche te per come ti presentavi all’inizio.
Aparo: merito del gruppo è non mollare la presa neanche quando la persona sembra non poter dare nulla. Non c’è da sentirsi colpevoli per avere sbagliato nella valutazione, ma piuttosto meritevoli per avere stimolato Umberto ad esprimersi.
Riguardo allo scritto: il padre non vuole dimenticare la rabbia del figlio, il figlio non se ne dimentica. L'incubo comunica il desiderio che padre e figlio si ritrovino. La qualità artistica dello scritto è riconoscibile anche nella sua capacità di indurre il dott. Scopelliti a “ricongiungersi” con Umberto dopo averlo dato per perso.
Felice: lo scritto contiene e mi comunica il passare del tempo, oltre alle emozioni che accompagnano il conflitto tra padre e figlio. L’orologio che li aveva separati allora, li lega ancora adesso.
Cosimo: la prima sensazione che ho avvertito riguarda il valore letterario dello scritto, tanto che mi sono chiesto se fosse stato un racconto inventato o realmente vissuto. Inoltre, volevo dire ad Umberto che scrivendo questo pezzo si sta caricando di una responsabilità. Nel momento in cui sarà libero e dovrà tornare a confrontarsi con la realtà esterna, dovrà ricordare che ha delle qualità e capacità che spesso altre persone faticano ad acquisire. Credo che saper scrivere bene significhi in qualche modo saper pensare e per questo, in qualche modo, saper fare la cosa giusta nella vita. Essere consapevoli delle proprie capacità comporta una maggiore fiducia nei propri mezzi, ma anche delle responsabilità maggiori verso se stessi e verso le altre persone.
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