Sogni di notte e sogni di giorno

Livia Nascimben

20-03-2004  

Oggi al gruppo ho vissuto molte emozioni, mi sono sentita protagonista, attenta nell'ascoltare le parole degli altri e le loro emozioni, in sintonia con me stessa e disponibile a partecipare attivamente agli scambi.

Ciò è forse una premessa del gruppo e io mi sono semplicemente attenuta a quelle regole non scritte a cui facciamo riferimento per orientarci negli incontri; in realtà sento di avere vissuto un'esperienza eccezionale ripensando alle premesse da cui sono partita: interminabili silenzi, paure paralizzanti di essere inadeguata e un'attenzione esagerata ai miei vissuti negativi rispetto a ciò che emergeva durante le discussioni.

Oggi mi sentivo presente nella mente degli altri, presente per me stessa e ciò mi rendeva sicura di avere un posto nel mondo e poter dire la mia.

Mi ha colpita la risata forzata di Walter a spezzare l'intensità del suo scritto, un contrasto che ho sentito forte, pesante. Anche io rido in quel modo, oggi meno di un tempo, quanto più sento di avvicinarmi ad emozioni e desideri che sono solita tenere per me o nemmeno ascoltare o giudicare infantili, come la riscoperta del desiderio di abbracciare sua madre.

A mio padre, appena alzata, ho dato un bacio; lui questa sera ai suoi amici, mentre mangiavamo la torta, ha detto: "Livia mi ha dato pure un bacio, è un evento!".

Già, un evento, ma un evento che ha potuto avere luogo perché sono due anni che riconosco nei detenuti e negli studenti quei bisogni che a me stessa nego e che, visti negli altri, mi facevano provare compassione. E allora ogni giorno sento di aggiungere legittimità alle parti di me stessa che chiedono di poter parlare, di avere un posto riconoscibile nella mente dei miei genitori, di urlare quanto loro siano importanti per me nonostante li rifiuti dopo averli cercati.

Mi sono accorta di essermi stancata di fuggire, di farmi del male per sentire di esistere, di mollare la relazione appena ho la sensazione di averla raggiunta. Fuggire è diventato troppo faticoso, condividere le esperienze è più gratificante!

Oggi al gruppo mi sono riappropriata della mia fragilità, mi sono sentita restituita la ricchezza di quella fragilità che due anni e mezzo fa avevo prepotentemente posto davanti agli occhi di tutti, ho sentito diventare patrimonio comune le mie difficoltà e il lavoro che stiamo facendo sui miei limiti. Mi sono sentita forte e più bella. E ho sentito un tesoro la sensazione di fragilità che Felice ci ha consegnato.

Lo scritto di Fulvio è stato incredibile, ha avuto su di me una risonanza emotiva fortissima. Col suo racconto ha letto una fase della mia vita ed è stata un'emozione bellissima da vivere. Mi sono sentita come se mi stessi scoprendo ad una platea di 20 persone, eppure lo scritto era il suo e parlava di sé, ma lo spazio che ha lasciato ad ognuno per sentire se stesso era enorme.

E' stato bello sentirmi utilizata da lei, essere sua complice e alleata mentre accettavo di raccontarmi. Una sensazione di libertà, che quasi quasi fa passare la voglia di farla ancora disperare!

Sono consapevole che le fatiche non sono finite, però sto bene e mi sento contenta, sento di avere raggiunto una solidità che prima non avevo, so che desidero spendermi con gli altri, so di contare e di non potere distruggere chi amo.

Fuori dal carcere ho sentito Silvia piccola, come una sorella minore che chiede di essere tenuta stretta ed esprime le sue paure su esperienze che non ha ancora vissuto. Come ci si relaziona al lavoro, come si gestiscono le relazioni, che posto occupa agli occhi degli altri, quanto può osare, quanto può guadagnare, quanta fatica è necessario mettere in conto di fare. E l'ho abbracciata come se fossi stata una sua sorella maggiore pronta a rassicurarla sulla sua forza e sulla bontà dello sforzo. Un abbraccio spontaneo a cui non ero abituata.

Cosimo l'ho sentito irraggiungibile, bloccato tra i suoi sentimenti, arrabbiato e deluso dal mondo intero e, per quanto soffrissi a vederlo stare male, la mia reazione più spontanea è stata di stare lontana, come mi sembrava lui volesse, a quella stessa distanza che io imponevo agli altri con i miei malesseri.

Ed è proprio bello, mi sento arricchire da ogni emozione.
Mi piace riuscire a cogliere nelle parole che lei offre agli altri studenti e ai detenuti materiale che mi riguarda su cui poter riflettere e non unicamente un motivo per essere gelosa, odiarla e detestarmi. Comincio a sentire anche la gelosia un sentimento da ascoltare, che mi appartiene e da cui posso trarre nutrimento.

Ivano in tutto questo occupa un posto importantissimo, il suo desiderio di riprendersi la vita è estremamente contagioso! La telefonata con Antonella, di ormai due ore fa, mi ha fatto sentire viva e desiderosa di restituire quanto di importante oggi ho preso, mandando anche a voi la lettera che stavo scrivendo al prof.

Ora posso andare a godermi i sogni della notte, quelli del giorno li riprendo in mano domani con voi.

Ciao