| Il peso di una palla |
Franco Faiella | 29-10-2004 |
Si è parlato di responsabilità tra padre e figlio, ma non essendo padre, non posso sapere cosa prova un genitore verso il proprio figlio; penso però che al di là di tutto, si dovrebbe provare amore. Non sempre è così, però! A volte ci si trova al centro di una diatriba tra genitori, che, come spesso accade, niente ha a che fare con quello di cui il bambino ha veramente bisogno, perché spesso e volentieri ci si contende la custodia dei figli, giusto per fare dispetto al proprio coniuge.
Ciò non toglie però che, alla fine chi ne risente sono proprio i figli, che si porteranno dentro se stessi quelle paure e quelle domande, a cui nessuno può dare risposta, se non l’esperienza che ogni individuo apprende strada facendo. Io non ho vissuto il trauma dei litigi familiari e della separazione, ma solo perché i miei si sono separati molto tempo prima che io mi potessi rendere conto di ciò che mi circondava.
All’età di 5 anni, sono passato dal vivere con mia madre, al vivere con mio padre e la sua seconda moglie, dopo di che, intorno ai 7 anni, il mio vecchio viene arrestato. Ho vissuto questa privazione quindi, non come abbandono, o come menefreghismo verso di me, l’ho vissuta in un modo anomalo, perché la mia mancanza della figura paterna era costretta da agenti esterni, non voluta, e durata la bellezza di 23 lunghissime primavere.
Avrei voluto tante volte giocare a palla con mio padre,e quella voglia me la sono portata dentro fino ai 31 anni: desideravo, fantasticavo, immaginavo, come sarebbe stata la vita, se ci fosse stato lui a giocare a palla con me, a rispondere alle mie tante domande; una misera ora settimanale di colloqui non bastava a dissetare la siccità del mio “IO”. Sono arrivato a 31 anni, e ancora mi portavo dietro la mia bella palla, perché nonostante la maturazione che la vita comporta, io desideravo “giocare”, prima o poi, con mio padre.
Un bel giorno di primavera, finalmente ,il tanto atteso e desiderato papà è tornato, anche se allo stesso tempo le parti, sembravano essersi capovolte, sentendomi io il padre di un uomo di 56 anni. Ma con eguale trasporto di un bambino che vede il circo per la prima volta, avevo sentivo il bisogno di poter giocare a palla con lui… peccato solo che, al momento del passaggio, abbia preso la palla e se ne sia andato, lasciandomi con l’amaro in bocca, ma con il peso di una palla in meno da dovermi portare dietro.