Un progetto da coltivare |
Genti Arben | 08-10-2009 |
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La mia devianza è dovuta al fatto di guadagnare denaro facilmente. Mi sembrava il mezzo più efficace per raggiungere i miei obiettivi. Pensavo di fare un male minore per costruire un bene maggiore. Non avevo intenzione di sentirmi Dio o di conquistare il potere, non ho avuto mai il piacere di comandare o di usare la forza e non condivido tuttora quel principio naturale per cui il più forte domina sui più deboli. Con tutto ciò che facevo credevo di sfidare le leggi e non gli uomini, dimenticando che le leggi sono istituite dall’uomo come uno strumento di difesa per il più debole dai più forti. Ero affamato dalla voglia che quel desiderio venisse appagato, senza pensare che tante altre persone ne rimangono insoddisfatte o addolorate. Mi è capitato spesso di incontrare per strada queste persone, osservavo nel loro sguardo la sofferenza, la debolezza e la morte che li attendeva da vicino. Sentivo il senso di colpa che quell’incontro con la morte l’avevo preparato io; questo non mi faceva sentire affatto bene, ma per uscire da questi pensieri mi dicevo che erano loro a scegliere di vivere o morire, mi giustificavo pensando che erano loro a volere sprecare la loro libertà di scegliere, a cancellare la loro esistenza e la possibilità di vivere e a trasformarsi così in figurine di un gioco. Oggi invece mi rendo conto del male che ho causato e che ho bisogno di cambiare gli occhiali.
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