| La battaglia accanto a mio padre |
Silvia Casanova | 09-07-2004 |
Ho lo scritto di Walter ancora in mente e quella sua frase “fortunatamente c’è ancora tempo per combattere”. Pensavo alle mie battaglie e a come esse si possano suddividere in due grandi categorie:
Il perdono di un padre non basta a sconfiggere i rispettivi e reciproci fantasmi; occorre lavorare insieme a quel padre, prima del "ricongiungimento monco" di cui parla Walter, per ricostruire una relazione capace di portare via spazio alle tenebre.
Ricordo un momento in cui ho vissuto la sensazione di lottare contro i fantasmi braccio a braccio con mio padre; era venuto a prendermi per riportarmi a casa dopo una lunga assenza. Bastò una mia telefonata e in venti minuti, nonostante la bronchite che gli procurava la febbre alta, era da me.
Non avevo valigie, ma un sacco di borse con tutta la mia roba dentro e un cane, che avevo adottato durante l’assenza da casa. Abbiamo caricato insieme borse, sogni, paure e il mio cucciolo. Mi ricordo la fronte di mio padre imperlata di sudore, il viso sofferente ma gli occhi pieni di luce.
Appena seduta vicino a lui, mettendo la cintura di sicurezza, gli ho detto: ”Se dovessi chiederti, durante il tragitto, di girare la macchina e di riportarmi indietro, tu non ascoltarmi, lasciami urlare e piangere ma non smettere di guidare nella direzione giusta”.
Ricordo il suo sguardo mentre allacciavo quella cintura. Ci stavamo alleando contro i miei fantasmi, e lui capiva, mi sosteneva, continuava a dirmi durante il viaggio di non preoccuparmi, che avremmo incominciato da capo, che c’era tempo per rimarginare le ferite e incominciare a stare bene.
Fu un combattimento percorrere quella strada per me, ma non gli chiesi di girare la macchina. Siamo arrivati a casa e nei miei ricordi è una delle battaglie più belle che ho combattuto “braccio a braccio” con lui.