Interviste sulle funzioni genitoriali

Rossella Dolce

27-09-2003

 

Mamma, quali sono, secondo te, le 10 principali funzioni genitoriali?

Non so se sono dieci ma penso che:

 

Mi potresti fare un esempio di situazioni in cui vengono esercitate?

Per farlo sentire amato basta esserci in ogni caso sempre.

Per farlo sentire sicuro bisogna parlare sempre tanto in famiglia, a qualsiasi età deve essere sempre chiaro per il figlio che la porta rimane sempre aperta, qualunque cosa succeda. Per questo è necessario che non esistano argomenti tabù.
Questo anche perché, quando ci si trova in una situazione complicata, se ci si sente soli, si perde fiducia in quello che si può fare, si può scoppiare; se invece c'è qualcuno, si può sempre rimediare.

Queste due cose insieme, se presenti, lo fanno anche sentire protetto.

Si inizia a imparare il senso della libertà da quando impari ad usare la parola. Bisogna abituare il bambino a non avere paura delle proprie idee e dei propri ideali, cioè a ponderare prima le cose per arrivare ad un'opinione e poi a non averne paura. Deve avere la convinzione che non viene sminuito come persona anche se gli altri dicono altre cose. Si ottiene questo trattando il figlio come una persona da subito, ad esempio non bisogna mai dire "zitto tu che sei piccolo" oppure "no, perché no", se gli si dà fiducia potrà utilizzarla per mettere in pratica la sua libertà. Anche chiedergli cosa vuole da mangiare quando lo si chiede agli altri serve alla stessa cosa.

Certo bisogna indirizzarlo finché non sarà in grado di amministrare a pieno la libertà da solo. Ad esempio chiedendo "a che ora torni?" si dà al figlio la possibilità di amministrare il proprio tempo, se risponde alle quattro e poi torna alle cinque dimostra di non essere ancora in grado di gestirsi bene.

Ti ricordi quando alle elementari volevi andare a scuola in bici? Facevamo una prova, ti lasciavo andare avanti con la bici e controllavo come andavi, se facevi un errore e rischiavi di farti male, non ottenevi il permesso, quando è andata bene, lo hai avuto.
Ma succede sempre anche quando i figli sono più grandi. Ad esempio al liceo se prendevi un'insufficienza grave, dicevi che avresti recuperato da sola, senza aiuti. Abbiamo fatto un patto secondo cui tu avevi tempo fino al compito successivo, se non rimediavi e prendevi un'altra insufficienza dovevo toglierti un po' di libertà ed intervenire facendoti andare a ripetizione. Bisogna poi dare sempre una seconda possibilità per quanto possibile, fino a quando il figlio sarà in grado di fare da solo.

Per fargli avere l'educazione scolastica migliore bisogna innanzitutto capire cosa vuole e quindi, ancora parlare, aiutarlo a scegliere senza imporsi.
Se vuole ad un certo punto cambiare scuola non bisogna assolutamente dire cose tipo "ma io mi aspettavo questo per te..." o "non puoi farlo", cioè il genitore deve tenere presente che le aspettative sono sue e non del figlio e che la vita è del figlio, quindi deciderà lui.

Se non si capisce questo, si rischia di assumere una posizione ricattatoria perchè si fa sentire il figlio in colpa: quando il figlio si sente dire "non dovevi darmi questo dolore" ha voglia di uscire da casa. Anche quando si parla con gli insegnanti non bisogna farlo per ottenere gratificazioni e cercare di giustificare il figlio per le sue mancanze, ma per capire insieme a loro quali sono le difficoltà del figlio per poterlo aiutare nel modo giusto, venendo incontro alle sue esigenze.

Insegnare la coerenza è una cosa lunga che avviene in ogni momento e soprattutto con l'esempio, quindi ci si deve comportare nello stesso modo in ogni circostanza, dentro e fuori casa.
Non si dice sempre "no". Le cose proibite devono essere poche per non creare confusione al bambino e poi devono essere sempre le stesse. Se il genitore dice che non si mangiano le caramelle prima di pranzo, non può poi rimangiarsi il divieto solo perchè quel giorno è nervoso e la caramella tiene buono il bambino.

Alle domande del figlio si risponde sempre perchè altrimenti cercherà la risposta da solo e magari troverà quella sbagliata. Si risponde però solo a quello che vuole sapere non di più perchè se non può ancora capirlo si confonderà. Se non si sa la risposta, bisogna dire "non lo so, cerchiamola insieme" ed è anche importante sapere chiedere scusa quando si sbaglia. Questo perchè non si perde l'autorità, anche se è il figlio stesso a far notare l'errore.

 

Hai detto che per farlo sentire amato bisogna esserci sempre, secondo te, un detenuto come potrebbe riuscirci?

 

Fino a quando i figli sono piccoli non credo che loro possano fare direttamente molto, dovrebbero far sentire amata la moglie in modo che questa possa trasmetterlo al figlio, perché, fino ad un certo momento, tutto passa attraverso la mamma.

Con i figli un po' più grandi, quando sono in grado di capire, la sincerità è la base di tutto. Credo che debbano essere sinceri anche con sé stessi fino a farsi male e poi esserlo con i figli.

Dovrebbero parlare con loro, ma visto che non hanno molti colloqui dovrebbero scrivergli tanto. Uno scritto vale più delle parole perchè può essere riletto tante volte.

Un figlio può portarsi la lettera del padre in giro o sotto il cuscino, insomma in questo modo il padre può entrare nella sua quotidianità, anche se è lontano. Può essere vicino ai bisogni di suo figlio anche ricordando di quando era lui un bambino.

Proprio perchè può essere così importante devono però stare attenti a cosa e come scrivono, bisogna quindi leggere molto, oltre che a scrivere, molto e analizzarsi a fondo, in modo da capire come esprimere al meglio quello che vogliono trasmettere di sé al figlio.