Di qua e di là dal muro

Angelo Aparo

Detenuti e studenti sono invitati a mettere insieme ricordi, fantasie, dialoghi che parlino di gioie e di dolori, di momenti di incontro e di momenti di solitudine, di esperienze rassicuranti, nutrienti, destabilizzanti, ecc., vissuti nella relazione con gli adulti.

Non è necessario che queste immagini, questi flash riguardino i genitori; possono anche recuperare esperienze vissute con un insegnante, figure istituzionali, contatti fra figure complementari di giovani e adulti che si perdono e si cercano.

Questo progetto, che richiama in parte "Andare per miti" e che è collegato al progetto per la scuola di Carate, può essere portato avanti in due modi che si intrecciano e cioè:

L’idea parte dalla domanda di Enzo Martino:

Cosa possiamo fare affinché i nostri figli non finiscano in carcere o, semplicemente, affinché non abbiano troppo a soffrire di quello che non abbiamo saputo dare loro?

E prosegue con la proposta di Ivano Longo di "mettere insieme del materiale da elaborare insieme con i cittadini".

Facciamo in modo che i comuni cittadini, gli insegnanti, gli adolescenti vengano in carcere a confrontarsi su cosa si insegue quando si perde la strada.

Evitiamo le confessioni pubbliche e sfruttiamo però l’idea che non esiste nulla sotto il sole che non produca anche ombre.

Viaggia nella stessa direzione il materiale che raccogliamo su Genitori e figli, sul tema della libertà e sul confronto fra rapinatori e rapinati.


I cittadini che desiderano partecipare al confronto possono scrivere alla Redazione.