Sull'arte in carcere | |
17-02-2004 | B. Foschi > Trsg | Altre comunicazioni |
Buonasera. Mi chiamo Biancamaria Foschi, sono insegnante di Musica presso il Carcere di Bergamo. Lavoro qui da 4 anni ed ho potuto verificare sul campo quanto pensavo, ossia che l'arte in un carcere è cosa preziosissima. Ho fatto fare ai detenuti (lavoro in Alta Sicurezza e al Femminile) svariati concerti, sia nel teatro del carcere (alla presenza di pubblico esterno ed Autorità e, quest'anno, per la prima volta, anche alla presenza dei parenti dei detenuti; esperienza toccante!), sia all'esterno (cosa possibile con le ragazze del Femminile) in un teatro della mia città.
Tutte le rappresentazioni hanno dato frutti meravigliosi. I ragazzi suonano tastiere, flauti, batteria, cantano. Non conoscevano le note, potete capire la mia e loro soddisfazione. All'inizio erano diffidenti... chi poteva spingerli su un palco a mettersi in gioco dopo soli 4 mesi? Eppure ce l'ho fatta. La mia testardaggine ed il loro entusiasmo hanno avuto la meglio. Al punto che per la musica rinunciano alle ore d'aria... e si esercitano con gli strumenti e la voce con una costanza ammirevole.
Ho preparato con loro concerti strumentali di vario tipo: canzoni di cantautori riarrangiate dal mio amico compositore Bernardino Zappa, poesie scritte dai detenuti e poi musicate da Zappa ed eseguite da loro stessi, canzoni travestite, concerti con quasi sempre un tema da loro scelto che facesse da filo conduttore. Poi mi sono data ai musical... "Grease", "Sister act", "La favola bella", con trame rielaborate e riadattate dai detenuti secondo il loro vissuto e la loro vita in carcere.
Sono venute fuori cose divertenti, comiche e amare, com'è giusto che sia, ma mai patetiche. In questo caso non occorrono strumenti ma la recitazione, il balletto inventato e il saper cantare su basi. I ragazzi e le ragazze hanno saputo ridere, far ridere, raccontare i loro drammi ma anche "evadere"... ma soprattutto sentirsi capaci, capaci di mettersi in gioco, di affrontare pubblico, giornalisti, un palco e ... loro stessi.
SPLENDIDO! Abbiamo sofferto insieme, riso, pianto e... ci siamo raccontati per ciò che siamo. Detenuti/e o no... Non importa. Quelle lezioni di musica, fra le urla degli agenti che chiamano per il metadone o altro e tutti gli altri drammi carcerari, hanno un sapore unico... e vero.
Risultato? Sentirsi dire cose tipo "Grazie a te usciamo per la prima volta sul giornale ma non in cronaca", oppure "Grazie a te ho scoperto di saper fare cose che non immaginavo" oppure "Che bello suonare e cantare per i miei parenti, i miei figli... e poterli abbracciare fuori dalla saletta dei colloqui!". O semplicemente sentirsi dire "viva quei pifferi, a volte stonati, che rompono il paranoico rumore di cancelli e chiavi... ci hai fatto volare con le ali della tua musica".
Una delle mie più grandi soddisfazioni è stata Roberta... Era uscita dal carcere da un mese, all'improvviso, e lo spettacolo doveva uscire in un teatro di Bergamo... mancava lei, la protagonista. "Verrò, contaci!" mi ha detto. Nessuno le avrebbe creduto... Era una tossica. Ho rischiato e ho fissato il giorno per lo spettacolo. Dio mio, e se lei non fosse venuta? Sarebbe saltato tutto, col pubblico e i giornalisti avvertiti. Mi sono fidata, credevo in lei. Avevamo investito troppe energia in quella squallida aula del carcere, E quando l'ho vista arrivare un’ora prima dello spettacolo le ho sorriso... "Grazie, Robi". E lo spettacolo è stato un successone. sapeva che al rientro non avrebbe avuto vita facile... ma mi ha detto "per niente al mondo avrei rinunciato a ciò che mi fa felice, anche solo per un giorno... e per niente al mondo avrei lasciato nei guai le mie compagne."
Tutto questo, e molto altro ancora, mi spinge ad andare avanti, lottare (non sempre è facile), crederci. Sono sicura che la musica sia sempre una terapia perfetta, in tutti i casi e vado avanti per quello in cui credo. Ma scoprendo il vostro sito su una rivista, ho voluto rendervi partecipe di questa mia straordinaria esperienza. E chissà, magari potremo un giorno scambiarci pareri. Un saluto a voi che lavorate in galera con fatica come me e complimenti per le vostre iniziative. Bianca.