In barba al tempo

Angelo Aparo

 

15-02-2012

Grazie a Mimmo Spina, ho conosciuto Renato Converso un sabato sera nel suo teatro, La Corte dei miracoli. Senza dare un momento di tregua dalle risate, in pochi minuti Renato è riuscito quella sera a mettere in scena l'ennesima versione di uno dei sogni dell'uomo di ogni tempo: esserci e farla in barba al tempo.

 

Renato Converso - Foto di Dario Guerini

 

Ne ho parlato poi al Gruppo della Trasgressione, che ha reagito con decine di scritti, ognuno capace di rilanciare una sfaccettatura diversa di questa umana ostinazione di non voler cedere alla morte. Abbiamo pensato così di farne un convegno.

Col suo irresistibile monologo Converso fa lo slalom fra la vitalità di un cigno che non vuol morire e la pervicacia di un ballerino a restare sulla scena; il gruppo lo insegue, zigzagando fra un ballerino che cerca a ogni costo di mantenere un cigno in vita e un cigno che impedisce al ballerino di fare strada nella vita.

La morte del cigno è diventata una palestra per fare i conti con la dialettica fra la vitalità di chi non si arrende e l'arroganza di chi pretende; a ben guardare, un conflitto che non risparmia nessuno. Da piccoli la vitalità e l'arroganza sono sorelle che giocano insieme sotto gli occhi benevoli dei genitori, da una certa età in poi è importante imparare a orientare il proprio bisogno di essere riconosciuti e i sistemi per raggiungere l'obiettivo.

Dopo qualche mese di gioco secondo il metodo del Gruppo della Trasgressione, sulla traccia del monologo di Renato Converso sono diventati sempre più riconoscibili: un adolescente; un mondo nel quale affermarsi; i limiti e le risorse di una realtà con cui addomesticare il proprio narcisismo; gli strumenti per governarlo in funzione delle responsabilità personali e dei progetti collettivi; un bambino dal quale prendere morbidamente congedo; un adulto con cui prendere confidenza; delle autorità e una società che possono assecondare od ostacolare questo percorso, accudire o esasperare gli inevitabili conflitti che il tragitto comporta; e infine, l'obiettivo dell'avventura: esserci ed essere riconosciuti dall'autorità, cioè da chi ha il compito di farti fare amicizia col tempo, proprio quello a cui vorresti farla in barba.

Quando il riconoscimento non giunge dalla guida, spesso lo si cerca nella banda, nel facile appagamento della droga. Quando l'adolescente ha il presagio di non potere accedere al futuro, quando non si sente sostenuto dalle sue guide naturali e dalle autorità istituzionali nel percorso verso le responsabilità dell'adulto, il suo desiderio di conferme rischia di degradarsi in uno dei tanti surrogati che abbondano sulla via della seduzione: il bullismo, la bulimia di potere, di soldi, di oggetti da consumare e di esperienze eccitanti con cui tappare i propri buchi.

Per questo abbiamo pensato di farne una serie di convegni destinati soprattutto alla prevenzione.