Un uomo ha morso un cane

Alessandro Lazzari, Angelo Aparo

07-06-2012

Una notizia alquanto stramba gira per il carcere di Bollate e noi ne siamo rimasti tanto colpiti da credere che meritasse la prima pagina di questa edizione.

Ci troviamo nella sala cinema della casa di reclusione di Bollate, l’accaduto risale a pochi giorni fa: un detenuto sta avendo un colloquio con il dottor Aparo A., anzi così è troppo riconoscibile, lo chiameremo dottor Angelo A. Ad ogni passaggio del colloquio i due ridono, sembrano più al bar che in carcere, ma d’improvviso accade qualcosa di strano.

Durante l’ultima parte dell’incontro, il noto psicologo estrae dalla borsa un pacchetto di sigarette, lo apre e ne dispone alcune sul tavolo in modo da creare quattro file in verticale, composte la prima da sette, la seconda da cinque, la terza da tre e l’ultima da una sigaretta e lo chiama il “gioco di Nimm”. Lo scopo del gioco è portare l’avversario a compiere l’ultima mossa; i giocatori possono rimuovere a turno quante cicche vogliono, anche tutte, ma solo da una fila per volta.

La sfida ha inizio e richiede molta concentrazione. Mentre l’avversario è impegnato sulla mossa, l’illustre dottore allunga una mano su una mensola alle spalle del recluso, dove quest’ultimo aveva poggiato un libro sulla mitologia greca e con un gesto repentino lo infila nella sua borsa.

Passati alcuni giorni i carcerati non fanno altro che parlare del furto subìto dal loro compagno, quasi più del fatto eclatante della vittoria di quest’ultimo su una mente così imponente come quella del dottore.

Dopo quell’avvenimento, diversi prigionieri, dapprima troppo esuberanti, si sono calmati e dedicati allo studio. Strana coincidenza! Si trattava proprio di alcuni dei presenti alla sfida. Gli agenti del reparto, il direttore del carcere, i numerosi visitatori si chiedono che rapporto possa esserci fra l’episodio di cui abbiamo riferito e l’improvviso desiderio di studio che sembra abbia catturato i detenuti che vi avevano assistito.

Il furto commesso dal dottore ai danni del carcerato è stato più terapeutico dei colloqui psicologici che lo stesso dottore effettua da anni in carcere? E’ stato uno stimolo positivo per i detenuti il fatto che un loro compagno sia riuscito a battere il dottore al gioco di Nimm? I detenuti, avendo constatato che anche un "cittadino al di sopra di ogni sospetto" può rubare un libro a chi è bisognoso di cultura, hanno deciso che tanto vale diventare onesti? O l'improvvisa fame di sapere è nata proprio in conseguenza del fatto che detenuto e psicologo, per dedicarsi al gioco, avevano rinunciato quella volta a studiarsi l’un l’altro?

Se ritenete di avere giudizi, pareri o quant’altro possa essere utile, potete scriverci agli indirizzi trasgressione.net@gmail.com o a redazione@vocidalponte.it

 

 

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