Mattina d'inverno milanese.
Il direttore del vecchio carcere di Milano parla con i rappresentanti delle diverse sezioni dell'Istituto rivolgendo loro un'interessante proposta:
vorrebbe che una rappresentanza di detenuti giocasse in primavera una partita di calcio contro la nazionale cantanti allo stadio di San Siro. E' stato contattato personalmente da un'Associazione che si occupa della raccolta di fondi per la sclerosi multipla; l'incasso ovviamente andrà a tale associazione; per i detenuti sarà comunque un occasione per uscire, giocare in un grande stadio, passare una giornata diversa.
Allo scopo di non fare preferenze sulla scelta dei giocatori è stato deciso di organizzare preventivamente un mini torneo all'interno del carcere (al campetto agenti), la squadra che se lo aggiudicherà sarà quella che affronterà la trasferta di S. Siro.
Appena i rappresentanti dei detenuti tornano nei rispettivi reparti cominciano una serie di conciliaboli per organizzare la squadra che dovrà aggiudicarsi la possibilità di disputare l'ambita partita all'esterno. Ovviamente si rappresentano i rapporti di potere tra i detenuti: il ruolo d'allenatore è ricoperto dai boss di ogni reparto, che così possono partecipare senza aver l'onere di dover giocare. Il problema per gli altri è che il prestigio personale dovuto alla gerarchia interna spesso non corrisponde all'abilità nel gioco, ragione per cui organizzare una squadra tenendo conto solo dei meriti penali preclude automaticamente la possibilità di aggiudicarsi la vittoria del mini torneo interno.
Per i detenuti del III raggio, quello dove sono rinchiusi molti noti esponenti della mala, la vera posta in gioco non è semplicemente giocare una partita all'esterno, ma procurarsi un'occasione di fuga in tale frangente. Per assicurarsi la vittoria sono disposti a ogni sorta di astuzia, per esempio accaparrarsi i migliori giocatori degli altri raggi, in modo da potersi assicurare il torneo anche se alcuni componenti della squadra non sono dei valenti giocatori. Vengono così messe a punto una serie di strategie per convincere i fuoriclasse di altre sezioni a farsi trasferire al III reparto, utilizzando promesse e ricompense, a volte attraverso minacce, o più semplicemente assicurando un lavoro migliore a questi ultimi.
Cedono alle pressioni due extracomunitari, ex giocatori professionisti nel loro paese, che nel reparto stranieri se la passavano male, e un altro ragazzo talentuoso, sedotto dall'importanza che ha assunto agli occhi dei detenuti più rispettati e dalle offerte che questi gli hanno fatto.
Il torneo si svolgerà senza eccessive sorprese, con la relativa supremazia della squadra del III raggio. L'unico vero scoglio è rappresentato dalla rappresentanza del reparto dei tossici, che nessuno aveva considerato, ma che hanno messo a punto una formazione molto affiatata.
La finale del torneo si svolgerà infatti tra queste due formazioni. La vigilia della partita sarà contrassegnata da tutta una serie di trattative, i detenuti del III raggio infatti temono che questa formazione possa batterli, e cercano in tutti i modi di persuaderli a perdere la finale, in modo che non sfumi tutto il piano di fuga che è stato intanto organizzato all'esterno per facilitare loro il compito. Visto che però questi non ci sentono a barattare la vittoria per evitare grane, i detenuti del III fanno in modo, corrompendo un lavorante della sezione tossici, di far avere della droga ai giocatori la sera prima della partita. In questo modo i giocatori sarebbero stati chiaramente storditi fuori forma al momento di scendere in campo.
L'allenatore della squadra dei tossici si rende conto in tempo di quello che sta avvenendo e parla ai suoi. Fa loro un bel discorso motivandoli alla rinunciaad assumere lo stupefacente per continuare a lottare per il loro obbiettivo cheera loro tanto costato e nel quale avevano riposto molte speranze. Riesce nel suo scopo, i giocatori scenderanno in campo puliti il giorno dopo. Perderanno ugualmente la partita per un rigore molto dubbio concesso all'ultimo minuto (l'arbitro è stato anche lui addomesticato ad hoc), ma la loro sconfitta avrà in ogni caso il sapore di una vittoria esistenziale.