I DISABILI: COME NOI, A VOLTE PEGGIO

Luca Vendruscolo, dal servizio civile
al film, senza buonismi e luoghi comuni.

Emilia Patruno

Piovono mucche di Luca Vendruscolo, una storia di operatori, obiettori, volontari, all’interno di una comunità di disabili, proiettata al secondo raggio del carcere milanese di San Vittore.

Fa uno strano effetto vedere un piccolo pubblico misto, studenti di psicologia dell’Università della Bicocca e detenuti che partecipano al “Gruppo della trasgressione”, che lavora a San Vittore con il coordinamento di Angelo Aparo, docente all’università e psicologo del carcere.

Una bella iniziativa, che la direzione e gli operatori del carcere milanese (emblematico al negativo per il sovraffollamento e la struttura fatiscente) hanno voluto per promuovere un discorso culturalmente interessante e avanzato, avendo certamente in comune con il regista (presente con Alessandro Tiberi, il protagonista, e Franco Bomprezzi, giornalista e disabile) lo stesso sguardo sulle cose.

Ha detto Vendruscolo durante il pomeriggio della proiezione: « Io volevo andare oltre la metafora obsoleta della persona “normale” che impara delle cose belle da una persona definita “sfortunata”. Quello del servizio civile è stato un anno di momenti intensi, ma anche di grande cialtroneria. Le persone disabili vivono come noi e come noi hanno sentimenti diversi.

Nel film i personaggi disabili non sono didascalici, ma leggeri. All’epoca del servizio civile, invece, avevo pregiudizi “buonisti”». Così come i detenuti andrebbero considerati non solo come “poveretti” da aiutare – sempre e comunque “sfortunati” – o detentori di una verità assoluta, davanti alla quale chi entra in un carcere come volontario, per esempio, cade in ginocchio fulminato di fronte a qualunque cosa gli dica un recluso. L’ipocrisia, nei confronti della disabilità e del carcere, è tanta; così come la rimozione, il rifiuto, a volte accompagnato da sensi di colpa repressi o addirittura da sensazioni di repulsione.

Al cinema i disabili, come d’altra parte i vecchi, i matti, gli artisti, i bambini o i delinquenti, sono visti quasi sempre come fenomeni da baraccone, grazie ai quali la pietà può fare velocemente capolino nei cuori degli spettatori, sollecitando una commozione rapida, estemporanea e risolutiva. Raramente vengono analizzati nei caratteri peculiari, evidenziati non come sfondo di una vita ma come soggetto fondante di un’opera.

I disabili di Piovono mucche sono irascibili, bugiardi, antipatici, furbi come i detenuti, come i volontari e come gli obiettori che prestano servizio alla Comunità Ismaele del film. L’anormalità è un concetto sul quale ci possiamo, ci dobbiamo confrontare. Cercando, nelle pieghe della diversità, o addirittura nello “scarto” più evidente (la devianza, l’handicap), la vita e il suo senso.

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L'articolo è tratto dal Settimanale Famiglia Cristiana N° 23, del 16/4/2003