Progetto di scambio

 

Antonella Cuppari


Eccomi qua spinta per lo più dal desiderio di chiarirmi le idee, di produrre qualcosa che in qualche modo mi confermi di aver fatto mio parte di ciò che ho sentito ieri. Il mio "progetto" non è quindi quello di fare una relazione, ma di creare qualcosa nato dallo scambio tra il mio mondo interiore e tutte le idee emerse ieri durante il convegno.

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"Biografia" del pensiero debole: un po' di storia

La filosofia della modernità faceva riferimento alle categorie. Le categorie "dicono qualcosa di qualcos'altro", si attaccano a qualcosa, sono un giudizio all'Essere. La nostra esperienza della realtà si basa sul riferimento a delle categorie condivise. Ciononostante quando si dice: " Quel tale è l'amico di…", "Quel tale è più alto di…"; prima di ogni predicato c'è sempre il verbo essere e quindi l'Essenza.

I primi filosofi che si opposero alla filosofia della modernità furono Nietsche e Heiddegger.

Prima di parlare di questi due autori vediamo un po' che tipo di percorso storico aveva seguito la filosofia dai tempi dei greci fino alla modernità.

Platone era convinto nell'esistenza di un mondo delle idee dove risiedeva l'Essenza delle cose, una sorta di stampino (quello che noi oggi chiameremmo prototipo o rappresentazione mentale) a cui ricondurre tutta la variabilità dei membri appartenenti ad una certa categoria. In questo mondo delle idee Platone vi collocava la verità.
Il Cristianesimo, invece, riteneva che l'Essere non fosse percepibile dall'uomo quando era in vita, ma solo quando avrebbe varcato la soglia dell'Al di Là.
Il percorso della filosofia proseguì lungo la strada che condusse al Positivismo, secondo cui la verità era solo quella scientifica, cioè quella constatabile per via sperimentale.

Nietzsche, al contrario, considerava il positivismo come nichilistico perché in esso l'Essere risultava"evaporato"; infatti, per il positivismo, la verità era davanti ai nostri occhi ma si concretizzava e veniva riconosciuta, solo nel momento in cui poteva essere ricostruita attraverso un esperimento.
Heiddegger in "Essere e tempo" si chiese se la percezione della propria esistenza, in quanto non sperimentabile, fosse vera oppure no. In sostanza l'Esistenza era Essenza?
Heiddegger, come naturale conseguenza del positivismo, vive in una società era molto razionalizzata (pensiamo per esempio alla catena di montaggio ed in generale al taylorismo); i sentimenti e le emozioni non contavano in quanto "soggettivi". Ad un certo punto, però, si assistette nel campo dell'arte al fenomeno dell'espressionismo: molti artisti, stanchi di rappresentare le cose per come apparivano, erano spinti dal desiderio di esprimere e non imprimere.
Heiddeger si chiese se l'Essere, in fondo, non potesse essere qualcosa di diverso da quello proposto dal positivismo. Egli concepì così l'Essere come temporalità. La verità si costruirebbe all'interno di un progetto di scopi; ciò costituisce il carattere temporale della verità.

In questo modo l'Essere non viene più concepito come presenza assoluta ma come verità storica. Da questo punto in poi io credo troviamo i precursori del pensiero debole, pensiero nato dal logorio delle categorie ontologiche. Il passaggio da Platone a Nietsche può essere visto come un indebolimento del pensiero che riduce le proprie pretese di verità.

 

L'Essenza sta nel progetto

Il professor Aparo ci ha tenuto a sottolineare l'importanza del progetto nel processo dell'indebolimento delle categorie.

"Le cose ti restituiscono la loro pertinenza in base al progetto".

Questa frase pronunciata dal prof mi ha fatto riflettere. In effetti è vero: ogni cosa al mondo assume una funzione diversa a seconda dell'uso che ne facciamo, a seconda delle nostre motivazioni e dei nostri obiettivi. Gli oggetti diventano strumenti: l'uomo ha la capacità di agire trasformativamente sulle cose, ha la possibilità di interiorizzarle e farle proprie.
Gli oggetti di cui una persona si può servire nell'arco di tutta la vita non sono solo quelli inanimati ma sono, io credo, anche tutte quelle persone con cui si entra in relazione e con cui si ha un reciproco scambio. Non per niente, nella psicologia psicodinamica, l'oggetto è concepito come l'Altro da sé con cui ci si relaziona.

"Si è nel divenire di un progetto. […] Gli uomini si sono resi conto che esistono numerose realtà. Noi in questo momento abbiamo smontato le categorie; il gruppo della trasgressione vive smontando categorie.
Ma via via che i "cardini" vengono svitati a cosa si arriva? A questo punto è importante confrontarsi sulle cose che si possono costruire insieme facendo riferimento al pensiero debole e all'importanza del pluralismo. Il prof. Vattimo ha detto che le cose si riconoscono in riferimento alle categorie alle quali si appartiene. Noi siamo persone che cercano di riconoscersi all'interno di un progetto.".

Anche queste parole, pronunciate dal prof, mi hanno fatto riflettere. A questo riguardo volevo citare ancora una volta un punto di vista che secondo me è molto vicino al pensiero debole. Sto parlando del punto di vista fenomenologico che prende appunto spunto dalla filosofia di Heiddegger. Secondo la fenomenologia la realtà è quella che la persona vive dentro di sé; non si dà realtà oggettiva ma soggettiva.
Questo punto di vista ha preso posizione anche in psicologia. In contrapposizione alla psicologia descrittiva - che analizza i sintomi "concreti" e visibili da tutti e che, sulla base di quelli, formula una diagnosi che non fa alcun riferimento alla persona bensì alla malattia e alle sue manifestazioni - il punto di vista fenomenologico ritiene che è l'esperienza che la persona fa della realtà a dover essere indagata in quanto quella rappresenterebbe il "mondo" per quel soggetto.
Un importante esponente della corrente fenomenologica è Minkowski che, a proposito del divenire e del progetto, scrive:

" Grande è il nostro slancio che, cercando di superare continuamente se stesso, non si rivela a noi che nel suo cammino incessante in avanti; grande è il sentimento di essere portato come da un destino che, mille volte più potente di noi, non fa che esprimersi in noi; profondo, potente e misterioso è il fondo dal quale scaturisce la nostra vita, dal quale scaturiscono le nostre idee, i nostri sentimenti, le nostre tendenze.". (pag. 184 de "Il tempo vissuto")

"Nello slancio personale c'è un elemento di espansione; noi superiamo i limiti del nostro io, diamo un'impronta personale al divenire, creiamo l'opera che si stacca dalla nostra persona e continua a vivere la propria vita. Vi si aggiunge un sentimento di ordine positivo; è la contentezza, il piacere che accompagna ogni atto compiuto o ogni decisione presa." (ibidem, pag. 194)


Pensiero debole e società

L'idea che ci siano verità assolute può bloccare molte esperienze; in molte situazioni della vita l'indebolimento delle categorie ontologiche serve. L'ideologia è una falsa coscienza, inconsapevole di essere tale; bisogna arrabbiarsi col pensiero forte!
E' vero solo ciò su cui ci mettiamo d'accordo; la sola verità raggiungibile è quella condivisa da un contesto intersoggettivo. E' falsa l'idea che non ci sia più verità col pensiero debole; al contrario si scopre la verità della verità. Non esiste, quindi, un fondo di verità assoluta ma tante verità condivise tra cui ogni uomo è libero di scegliere.

 

Il pensiero debole, la capacità di intendere e volere, il rispetto della legge

Da dove si parte per stabilire la capacità di intendere e volere? Spesso sulla base della logica comune; a volte i confini sono quelli della conformità.
Cos'è la normalità razionale e psichica e cosa non lo è? La normalità e la norma è una questione per lo più sociale.
In particolare, il rispetto della legge ha poco a che vedere con la morale. Le leggi possono essere osservate per due ragioni:

Il concetto di intendere e volere e la debolezza umana dipendono da come si considerano le norme collettive che, a parere di Vattimo, sono arbitrarie. Esiste un'unica legge naturale importante e cioè "Rispettare la libertà degli altri fino a quando non danneggia la propria".

La tolleranza è fondamentale. Se il bisogno di sicurezza è eccessivo, la società e l'individuo restringono i propri spazi; in questo modo le persone non si distinguerebbero più tanto dai detenuti di un carcere. E' importante e vitale stare con gli altri, e osservare le leggi, sia che lo si faccia per comodità o per carità, permette di raggiungere questo risultato.

 

Imperfezione e pensiero debole

Col pensiero debole molte di quelle cose "imperfette" entrano a far parte di una progettualità che contiene in sé il nucleo della verità. La società è tanto più giusta quanti più stili diversi riesce ad accettare al suo interno.
Vattimo ha dei dubbi sull'esistenza della malattia psichica che non è legata ad un fatto biologico; molto spesso si tratterebbe, infatti, semplicemente di stile di vita. E' importante, entro un certo limite, tollerare la devianza in alcune sue forme.

 

Alcune domande al Prof. Gianni Vattimo formulate durante il convegno

  1. Che legame c'è tra pensiero debole ed imperfezione?

  2. Mi può fare un esempio pratico dell'Essere del pensiero debole?

  3. Il pensiero debole non rischia di cadere nel relativismo etico?

  4. Che rapporto c'è tra pensiero debole e tolleranza?

  5. Cosa significa ontologia?

  6. Il pensiero debole, a quanto ho capito, mette in discussione tutto. Io credo in Dio ma l'ho tradito. Una volta uscito dal carcere come mi può aiutare il pensiero debole a non sbagliare più?

  7. L'uomo nella sua mente cerca di creare qualcosa di perfetto, ma una volta che lo crea si accorge che non lo è. Noi siamo "condannati" per sempre al pensiero debole?

  8. Che senso ha il Suo impegno politico se la teoria del pensiero debole contraddice questo impegno?

  9. Che legame c'è tra pensiero debole e debolezza dell'uomo?

  10. Se il pensiero si è indebolito, se i confini tra Bene e Male sono diventati più labili, su quali basi si fonda una struttura come il carcere? Esistono nella società altre forme di isolamento come questo?

  11. Come può aiutare il pensiero debole a fare scelte costruttive e non distruttive?

  12. Le motivazioni che portano a credere nel pensiero debole o nel pensiero forte potrebbero essere simili. Voler cambiare la società sulla base del pensiero debole non rischia di trasformare quest'ultimo in un pensiero forte?

  13. Il pensiero debole non rischia di alimentare la fiducia nell'arbitrio personale?