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Tolleranza zero

Claudio Nocera

Il pensiero debole è anche tolleranza.
Molto spesso, quando succedono fatti di cronaca gravi, ma non solo, sento alla televisione invocare nei confronti di chi ha sbagliato "tolleranza zero".
Uno slogan che va molto di moda anche durante le campagne elettorali.

Cosa c'entra questo con il pensiero debole e con il convegno che abbiamo fatto?
Forse niente. Però, da quando abbiamo cominciato a parlarne al gruppo, si è capito da subito che è un tema che riguarda l'essere umano e con ciò anche noi detenuti.

Io non sapevo neanche che esistesse il pensiero debole, ma è normale; ho smesso di studiare dopo aver raggiunto la licenza di scuola media inferiore. Sicuramente questo è stato il mio primo grave errore.

Chi invoca alla televisione la "tolleranza zero" invece ha studiato, riveste cariche istituzionali, dispone di mezzi molto potenti per esprimere all'opinione pubblica il suo pensiero.

Io che di professione faccio il detenuto (non è una battuta, dopo anni di carcere devi "specializzarti" per sopravvivere), mi sto sforzando di capire, di migliorare anche culturalmente la mia personalità, per reintegrarmi, in futuro, nel contesto della "tolleranza zero".

Certo, la sicurezza non si garantisce con i pensieri filosofici, ma allora mi chiedo a cosa serve tutto ciò, se nella politica della "tolleranza zero" esistono gli stessi filosofi?
Questo è il mio pensiero, forse debole!