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Una zappa per le zolle dell'inferno

 

Livia Nascimben


Ciao Antonella,

HO DECISO che io mi fermo qui.
Fuga? Vittoria? Dimettersi o compromettersi?
Dipende dai punti di vista.
Ma prima di lasciare il campo ti scrivo due cose che ho letto in periodi diversi della mia vita:

DAL DIARIO DI UN UOMO DI 30 ANNI MORTO SUICIDA

..e questo calore lo mettevo in contrasto col gelo che mi attanagliava poco fa. Basta! giurai a me stesso. Basta! tornai a giurare. Mai più affetti, mai più desideri; mai più avrei pianto: una corazza a difesa del mio cuore avrei eretto d'ora innanzi. Mai più sarei stato quello di prima. Il sonno mi prese su questa decisione, e mi addormentai. L'indomani era un giorno bello, con nuvoloni bianchi che pascolavano nell'azzurro prato del cielo. Mi ricordai della sera prima: addio gioia di nuvole, mai più mi farete contento e il freddo inverno non mi sorprenderà indifeso.

Non avevo voglia di alzarmi: mi piaceva stare al caldo delle coperte. Ma ricordai la sera prima e mi alzai spoglio per sempre di una mia volontà e dei miei desideri. Divenni un robot che non piange e non ride, mia vita era la scintilla del padrone e privo di quella scintilla mi fu compagna la noia, l'indifferenza e muta la calma disperazione.


DA LE CITTA'INVISIBILI DI CALVINO

Due modi ci sono per non soffrirne (nell'inferno quotidiano).
Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.