15/04/2002
Un incontro fra studenti, cittadini e detenuti, fatto allo scopo di costruire qualcosa insieme. Un incontro per fare cultura, per comunicare, per guardarsi in faccia, per cercare insieme.
Se i detenuti non possono uscire ad incontrare la società che hanno offeso e dalla quale sono stati espulsi, è la società ad entrare nel carcere. Questo è stato possibile, per una volta, che speriamo non rimanga l'ultima, a Milano, nel centralissimo carcere di san Vittore, dove grazie al quinquennale lavoro del "Gruppo della trasgressione", capitanato da un appassionato e testardo psicologo di ventennale esperienza, Angelo Aparo (docente di psicologia della devianza all'Università Bicocca di Milano), le cose sono andate proprio così: sabato 13 aprile, nel pomeriggio, un centinaio di persone libere (in massima parte studenti, ma anche operatori e volontari) hanno incontrato i reclusi.
Il titolo dell'incontro "Luci ed ombre: nel quotidiano, nel delitto, nell'arte" ha dato spazio per mostrare derive ed approdi: alcuni bravissimi studenti hanno presentato le relazioni provenienti dai lavori conclusivi del microcorso dell'università (vale la pena di scrivere almeno i loro cognomi: Pavesi, Casanova, Lanzi, Belletti, Ferrari, Moschin, Ordanini, Sozzi), alcuni detenuti del gruppo (una trentina, provenienti dalla sezione Penale e dai Raggi) hanno fatto molte domande e dato qualche risposta.
Cercando, insieme, la vita. I detenuti del "Gruppo della Trasgressione", e gli studenti di Aparo, che si vedono regolarmente pubblicati online i loro scritti nel sito www.trasgressione.net erano soddisfattissimi, e sperano di replicare. "L'idea prevede che la vita possa esprimere la sua ricchezza al meglio solo dando spazio a luci e ombre, solo guardando con curiosità nel fango, fra le nuvole e sulla cima delle montagne" dice poeticamente il professor Aparo, che aggiunge: "A me piace pensare al nostro lavoro come a un'indagine che cerca le forze e le spinte della mente, seguendola nei suoi viaggio verso terre lontane e nei suoi naufragi". Dal burrascoso mare di San Vittore non era mai successo che una traversata di esploratori portasse, al suo ritorno, così tante manciate di terra per tutti.