Alle vittime di una truffa

Angelo Aparo

14-04-2002  

Furbescamente, mi sono procacciato un posto grazie al quale tutti i complimenti che vengono fatti a voi, detenuti e studenti (e ce ne sono a non finire) vengono fatti un po' anche a me. Vi ho truffato, studenti e detenuti, e adesso mi godo le prossime settimane, con questo bottino che vi ho sottratto, mentre voi, illusi, credevate di guadagnarci.

E il bello è che vi ho fregato in carcere, proprio nel luogo dove finiscono quelli che commettono reati.

Ma, mi fa troppo piacere dirlo, anche a rischio di farmi beccare… La cosa che mi fa godere come un pazzo è che vi ho fregato con la collaborazione dell'Istituzione.

In 22 anni che entro ed esco da San Vittore, mai avevo trovato tanta facilità a introdurre in carcere oggetti anomali, armi improprie e strumenti da scasso… e stavolta, invece, tutto è filato liscio, tutto sincronizzato….con gli agenti della portineria che vedevano passare sotto i loro occhi lime per segare le sbarre e grimaldelli per aprire i cancelli, ben dissimulati fra le facce di fragili ragazze sprovvedute, di giovani che si credono cavalieri, di eleganti signori e madri di famiglia che accompagnano i loro figli a farsi truffare.

Tutti gli agenti, da quelli della portineria a quelli dei cancelli intermedi fino a quelli del penale dove l'inganno è stato perpetrato, tutti gentili, tutti a proteggere questi ragazzi con le lime e i grimaldelli con cui stavano invadendo San Vittore.

Ma, anche se rischio che questa possa diventare l'ultima truffa della mia vita, come posso fare a non dirlo? Tutto questo è stato favorito dal direttore del carcere Luigi Pagano, dalla sorridente e incintissima dottoressa Elisabetta Palù, dal compagno di vecchie truffe, l'educatore Gianni Fumagalli.

Ma… giungendo al paradosso estremo… esco dal carcere, a misfatto appena ultimato, e mi vedo venire incontro, niente di meno che il Provveditore per la regione Lombardia del Ministero della Giustizia, Dottor Felice Bocchino, il primo ad avere inconsapevolmente autorizzato una truffa di dimensioni quanto meno regionali, che mi propone addirittura di ripetere l'esperienza nel carcere di Bollate: gli ho sentito chiedere con le mie orecchie agli studenti appena truffati e a Monica e Marina, mie complici, se a loro giudizio valeva la pena di ripetere la cosa.

E Funari, il professor Enzo Funari, stimato psicoanalista della S.P.I.? E' mai possibile che anche lui abbia voluto avallare un inganno di queste dimensioni?

Arrivati a questo punto, non si sa più cosa pensare: le figure che rappresentano le istituzioni possono essere così ingenue da farsi ingannare senza rendersene conto o sono esse stesse complici?

Mio padre molte volte mi ha detto "Sei un delinquente"; aveva ragione.

A scuola, fra i miei eroi, il preferito è stato sempre Ulisse, il truffatore, che espugna Troia fingendo di portare dentro le mura della città un regalo, che inganna Polifemo, che non si lascia fregare dalle Sirene e, invece, le frega arricchendosi del loro canto.


Marameo..