Luci e Ombre
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Al termine dell'incontro, dopo aver varcato l'ultimo portone, quello a specchi, quello che ti riporta alla "libertà", sono stata assalita da un'angoscia, che ancora adesso dopo quattro ore non riesco a scrollarmi di dosso.
"Non è da tutti poter entrare in una struttura come questa, da cittadino libero", pensavo quando, molto emozionata, andavo da casa verso S.Vittore per partecipare all'incontro. In me c'era anche la curiosità di vedere dove erano situate le celle e come (per quanto possibile) vivevano i detenuti; man mano che ci facevano oltrepassare porte e cancelli per raggiungere il luogo dove si sarebbe svolto il dibattito, diventava sempre più realtà, non le finzioni dei film, o della televisione, sempre così distaccati, ma la vera realtà, quella che devi vedere per cercare di capire come vive un carcerato la sua vita.
I detenuti erano li mescolati a noi, la loro partecipazione al dibattito è stata molto attiva e direi particolarmente ben preparata, contenti di poter parlare con persone che sapevano essere li per loro, e che ponevano la domanda: cosa si può fare?, sia "prima" che "dopo".
Sì, quando gli individui cercano di capire il perché è "successo", credo sia già un "successo". Chiedersi cosa si può fare per migliorare una situazione così azzerante, per poi metterlo in atto, è già il primo passo verso un lungo cammino senza soste.
Durante il dibattito si è sentito un grosso temporale all'esterno, ero preoccupata di non avere l'ombrello, il mio pensiero è andato ai detenuti che questo problema non se lo ponevano, ma certamente avevano un pizzico di invidia per noi che da li a poche ore saremmo usciti, anche sotto l'acqua.
Il partecipare è stato molto bello, mi ha regalato emozioni, e soprattutto mi ha fatto capire, quanto bisogno ci sia che le persone "fuori" debbano darsi da fare per migliorare la situazione "dentro".
Quel corridoio, pieno di gente, che nei momenti di intervallo si riempiva di confusione, fumo, dopo la nostra uscita, sarà piombato nel silenzio e nel vuoto, come me, che ritornando a casa non avevo voglia di parlare e mi sentivo vuota, con un senso di angoscia.