| Un incontro col liceo Berchet |
Livia Nascimben | 21-11-2003 |
Venerdì 21/11/03 si è svolto un incontro con i ragazzi del liceo Berchet di Milano sulle problematiche legate alla tossicodipendenza, rispondente all'obiettivo di informare sulla natura, i rischi e le conseguenze delle droghe e del loro uso.
Ogni relatore presente ha dato un contributo secondo il proprio ambito di competenza, medico, legislativo, di operatore in ambito carcerario o di comunità; e il fenomeno del consumo di droghe e della tossicodipendenza è stato indagato secondo diversi punti di vista.
Per l’appuntamento con gli studenti della scuola sono stati selezionati, commentati e letti alcuni scritti del gruppo Il Faro del reparto La Nave e del Gruppo della Trasgressione del Penale; gruppi composti da studenti e detenuti e coordinati dal dott. Angelo Aparo che si interrogano su diversi temi e problematiche che riguardano l’uomo, tra cui la costruzione della libertà.
Sono stati letti, da due studenti del liceo e da uno studente del gruppo, “La libertà” di Umberto Picone, “Diversi tipi di aperture” di Felice Cuppari, uno stralcio della presentazione del film “Campo Corto” e “Sogni miei” direttamente dalla voce dell’autore, un ex detenuto del gruppo, Ernesto Bernardi, che ha catturato l’attenzione di tutti e strappato gli applausi finali.
Dentro e fuori il carcere, i due gruppi conducono una ricerca su come l’individuo possa guadagnare margini di libertà quando si sente stretto entro mura che opprimono. Abbiamo denominato “quadrato” l’ambiente, i limiti e le risorse di cui si dispone per costruire la propria libertà.
Ad ognuno di noi capita di seguire un percorso che ci accorgiamo portare lontano dal primo sogno, cerchiamo allora di utilizzare gli strumenti che abbiamo a disposizione per recuperare il nostro sogno adattandolo alla realtà in cui viviamo, a volte però abusando del nostro potere sugli altri.
Cosa i sogni dei cittadini liberi hanno in comune con quelli di chi i propri sogni di libertà e di indipendenza li ha frantumati contro la libertà degli altri? Quali sono gli strumenti utili per riuscire a dare concretezza ai propri sogni? In che modo è possibile recuperare i sogni abortiti?
“Buoni e cattivi, criminali, bambini, professionisti, persone che costruiscono e persone che distruggono inseguono un sogno; alcuni individui sentono di avere gli strumenti per accudire il proprio sogno e portarlo avanti, mentre altri non sono in grado di reperire tali strumenti oppure li perdono lungo la strada.
Avere un sogno non basta, occorre anche saper tollerare le frustrazioni e occorre che si sappiano e si possano reperire nella realtà gli strumenti per non dare subito per persa la partita del sogno.
Chi arriva in carcere un sogno lo aveva; spesso però i sogni abortiscono.”
Trasgressione.net apre uno spazio di discussione tra la società libera e detenuta. Nel carcere possiamo rintracciare degli esempi di sogni abortiti che possono dirci qualcosa su noi stessi e stimolarci ad avere cura dei nostri sogni. Ci chiediamo cosa spinga le persone a fare uso di droghe o a intraprendere strade al limite del lecito e, insieme a chi ha vissuto in prima persona queste esperienze, cerchiamo di identificare quegli elementi che, adeguatamente elaborati, possano costituire uno stimolo alla costruzione.
Il progetto “Dalla sfida privata all’agorà”, che per un anno vedrà coinvolti i due gruppi e alcune classi della scuola media superiore ITIS di Carate Brianza, si muove in questa direzione: favorire la prevenzione e la trasformazione del malessere e del disorientamento adolescenziale in spinta e risorsa creativa.