La pena, parte di noi

 

Enzo Martino

Ho fatto qualche ricerca sul pensiero debole, ma a causa dei miei limiti, ho capito ben poco. Una cosa però ho capito o credo di aver capito: il pensiero debole è il contrario del pensiero forte.

Esempio: io ascolto un discorso, qualunque esso sia. Bene, io prima ascolto, perché è giusto ascoltare gli altri, però mentre l'interlocutore espone la sua teoria io cerco di integrarla con i miei pensieri e le mie conoscenze. Se queste conoscenze non le ho, integro il discorso con fantasie che ho racchiuse dentro la mia mente, a volte nei meandri dove è difficile accendere la luce. In questo modo, il discorso viene miscelato con del materiale che può arrivare a farlo diventare il suo contrario.

Faccio un altro esempio, quando pensiamo a Dio, non avendo elementi concreti e conoscenze dirette per poterne parlare, integriamo quello che sappiamo dalle letture religiose con le nostre fantasie. Quando preghiamo, ci rivolgiamo a Dio per essere sostenuti e favoriti nei nostri obiettivi, ma credo che noi "utilizziamo" Dio per le nostre aspirazioni terrene. Cioè facciamo diventare l'Entità di cui ci parla la religione uno strumento al servizio di quello che ci fa comodo, ad esempio scaricare la nostra coscienza dei mali che abbiamo dentro.

L'imperfezione e la limitatezza dell'uomo, difficili da sopportare, diventano più tollerabili quando si appoggiano sull'Assoluto. L'uomo, per essere perfetto, non dovrebbe essere umano, non dovrebbe possedere l'intelligenza, quest'ultima viene usata solo per produrre delle perfezioni materiali.

Per finire il discorso, dico che tutte le persone, nelle piccole dispute giornaliere, si contendono la ragione e travisano quello che gli altri dicono; L'essere umano è fatto apposta per travisare la vita; ma quello che conta è che, quando si parla, l'inevitabile deformazione della realtà non aumenti per effetto del discorso, ma a poco a poco diminuisca.

L'uomo conta per quello che è, non per quello che possiede, né per il posto dove si trova. Il carcere è il posto dove si sconta la pena materiale, ricevuta da un tribunale terreno, che ha le proprie leggi.

La pena che scontiamo è parte di noi, si somma e s'intreccia con mille altre pene che fanno parte di noi, anche dove noi non vediamo. Solo con una presa di coscienza di noi stessi, possiamo far sì che gli altri possano avvicinarci amichevolmente e cibarsi con noi di un pane appena sfornato.