L'imperfezione nei mestieri

 

Diego Ludovico

Anche nei mestieri non esiste la perfezione. Prendiamo il mestiere di tipografo, che io ho esercitato per circa quarant'anni.
Far nascere una pagina di libro non è semplice come leggerla, soprattutto quando i libri si componevano con caratteri mobili o con caratteri uniti su riga di piombo, per non parlare di quando si copiavano a mano.
Passare dalle parole scritte dall'autore, a mano o a macchina per scrivere, o comporre gli articoli di un giornale o di un settimanale, è un'emozione unica. Io l'ho provata e debbo dire che mi sono divertito, perché mi piaceva quel fare e disfare, quel maneggiare caratteri, margini e attrezzi, sempre quelli, ma che magicamente ogni volta apparivano sotto forme diverse a seconda di quel che si doveva preparare: un pagina di libro, di giornale, di un address o di un volantino che sia.

La perfezione o l'imperfezione stava nell'abilità di chi si era specializzato in questa attività. Io, dal canto mio, vedevo l'imperfezione del mio lavoro a "colpo d'occhio" e la correggevo, ma ciò si acquisisce con la pratica. Tuttavia, in questo mestiere l'imperfezione è di casa, perché l'errore, questa imperfezione nel leggere un vocabolo, chiamato errore tipografico, sfugge anche alla vista del più pratico e acuto osservatore.

Di una pagina, una volta composta, vengono tirate due bozze, che vanno lette dal correttore e dall'autore. Ma non sempre alla prima lettura l'errore, l'imperfezione, viene a galla. E' possibile che il tipografo, correggendo l'errore faccia un altro errore, per questo si tirano delle seconde bozze, per riscontrare l'errore corretto, e così si va avanti fino a quando si è sicuri di aver eliminate tutte le imperfezioni, almeno si spera.
Ma non è ancora finita. Il lavoro messo in stampa è pieno d'imperfezioni. Ci sono pagine non stampate omogeneamente perché l'inchiostro non è distribuito correttamente, fogli di carta che presentano imperfezioni di fabbrica: punti neri, macchie diverse, disomogenea assorbenza e via dicendo, e poi ancora sgualciture, stampa imperfetta ecc.

Arriviamo al confezionamento, dove i fogli vengono tagliati, piegati e cuciti. Ci possono essere imperfezioni nei margini bianchi, perché il taglio risulta spostato o perché qualche foglio non è stato stampato "a squadra" come gli altri. Possono esserci pagine piegate in modo imperfetto, cioè non perfettamente al centro dei suoi margini bianchi e così via.

Infine c'è la rifinitura, cioè il taglio del libro intero, già cucito e prima di mettere la copertina. Anche qui il taglio non è sempre preciso, quindi possiamo trovare pagine tagliate con margini diversi, proprio perché, per effetto della pressione del coltello tagliatore, il libro si piega e sposta in avanti le pagine di libro prossime al coltello, cioè le prime pagine, quindi risulterà che le prime pagine avranno un margine diverso dalle ultime.

Dulcis in fundo, le copertine possono risultare più grandi o più piccole, piene di colla fuoriuscita dai bordi superiore e inferiore o semplicemente macchiate perché la colla è andata a finire sulla stampa.
Ecco, la fatica è finita, i libri vengono controllati e scartati quelli con imperfezioni più evidenti; ma quando lo prendiamo in mano per leggerlo, noi non ci accorgiamo di tutto questo, facciamo scorrere le righe nella nostra mente, ignari del lavoro dei vari operatori e magari ci arrabbiamo per qualche imperfezione che salta ai nostri occhi.